Considerata spirito critico dei Tory, la nuova primo ministro non ha mai nascosto le sue posizioni euroscettiche e molto severe sulle politiche migratorie. Il paragone con la Lady di ferro è ricorrente

Da domani, mercoledì 13 luglio, la Home Secretary uscente Theresa May sarà la 76esima inquilina del numero 10 di Downing Street e la seconda donna a ricoprire il ruolo di primo ministro in Gran Bretagna dopo Margaret Thatcher. Dopo sei anni di mandato di David Cameron, che l’ha “incoronata” definendola «capace della leadership di sui il Paese ha bisogno», la sfida di May con la responsabile per l’Energia dello stesso esecutivo, Andrea Leadsom, è terminata molto prima del previsto per il ritiro della contendente.

A guidare i Tory e il governo sarà dunque l’euroscettica ma unica candidata alla guida dei conservatori a sostenere – in maniera blanda e soprattutto per fedeltà al premier Cameron – il Remain. Ora però il segretario agli Interni May assicura che la scelta della Brexit sarà un successo per il Paese. Una mossa per ricompattare un partito lacerato dalla campagna per il referendum: non a caso che nell’accettare l’investitura ha tessuto le lodi del premier uscente e della sua avversaria Leadsom. Theresa May ha assicurato di poter garantire «una leadership forte e collaudata», in grado di guidare il Paese in «tempi difficili dal punto di vista politico ed economico» e di negoziare le condizioni più vantaggiose nelle trattative post-Brexit con l’Unione Europea, costruendo un nuovo ruolo per il Regno Unito nel mondo.

Originaria di Eastbourne, Inghilterra meridionale, Theresa Braiser May ha studiato Geografia a Oxford dove era già impegnata con i giovani Tory. Deputata dal 1997, quando divenne primo ministro Tony Blair, May si è distinta come spirito critico dei Tory (appena nominata ha criticato i privilegi) e non ha mai nascosto le sue posizioni euroscettiche e molto severe sulle politiche migratorie. Non a caso è ricorrente, anche prima che May fosse indicata alla guida del governo, il paragone con l’unica donna finora inquilina del numero 10 di Downing Street: Margaret Thatcher.

La ministra dell’Energia Andrea Leadsom, sostenuta da molti parlamentari euroscettici, ha rinunciato a correre per la carica dopo una verifica sul sostegno tra i parlamentari Tory, inferiore al 25%. Così ha comunicato la decisione di ritirarsi spiegando che nove settimane di campagna per il ballottaggio tra le due contendenti sarebbero state destabilizzanti: «Le imprese hanno bisogno di certezza» ha detto Leadsom, «un governo forte e unitario deve muoversi rapidamente per impostare un nuovo assetto indipendente per il le relazioni economiche del Regno Unito». Nessun cenno, invece, alla polemica sulla sua presunta maggiore adeguatezza legata al fatto di essere madre (mentre May non lo è).

A poche ore dalla nomina del primo ministro May da parte della regina Elisabetta, si cerca di capire quale sarà la sua squadra. Il cancellier dello Scacchiere potrebbe essere il ministro degli Esteri uscente Philip Hammond, oppure Chris Grayling, leader per la campagna per il Leave. Il ministero degli Esteri potrebbe andare al cancelliere George Osborne. Per ora i parlamentari Tory sembrano convergere su un punto: la soddisfazione per aver scongiurato una nuova pericolosa campagna elettorale.