Virginia Raggi si mostra operativa, e continua con i suoi sopralluoghi, telecamere al seguito, in giro per Roma per «l’emergenza rifiuti», rilanciando l’hashtag #Romapulita. Alle nove del mattino era con una squadra dell’Ama a spazzare il Lungotevere, l’argine basso dove qualche giorno fa è stato ucciso il ragazzo americano e dove c’era da eliminare i resti di un accampamento di senza fissa dimora: «Che ne sarà dei senzatetto?» ha detto Raggi, «per quello sono intervenuti i servizi sociali. Dobbiamo trovare una collocazione». È operativa, Raggi, alle nove del mattina – così almeno si mostra, in attesa di raccontare al consiglio le sue linee programmatiche, la prossima settimana – ma già a pranzo la giornata prende un’altra piega. Ed esplode il conflitto interno al Movimento, conflitto che Raggi e il suo staff hanno sempre negato o minimizzato.
Invece avevano ragione i giornali – vedi un po’: sulle nomine (così già come sulle primarie, con Raggi vs De Vito) e sulla giunta, il Movimento 5 stelle si è scoperto un partito con tutti i problemi tipici dei partiti di governo. Riunioni a porte chiuse, cordate interne. Per il Partito democratico è un piatto ghiottissimo: «E niente», scrive Alessia Morani, ad esempio, replicando una scena già recitata, a parte invertite, «non ce la fanno a non scannarsi sulle poltrone». A perdere lo scontro – per il momento – è stata Roberta Lombardi, parlamentare romana componente del direttorio cittadino che avrebbe dovuto accompagnare la sindaca Raggi nella sua impresa. Lascia il direttorio, Lombardi, dopo settimane di scontro sulle nomine, dopo aver litigato con la sindaca per la scelta – poi naufragata – di nominare il fido Davide Frongia, appena eletto per un secondo mandato in consiglio comunale, capo di gabinetto: una decisione che per Lombardi non era stata condivisa e che lasciava molte perplessità.
Frongia è poi stato spostato sulla poltrona da vicesindaco, non per niente, ma gli attriti non sono finiti. Ora nel direttorio restano Paola Taverna, l’europarlamentare Massimo Castaldo e il consigliere Gianluca Perilli, con Lombardi che all’inizio non rilascia dichiarazioni, né conferme né smentite. Poi scrive su facebook e prova ancora a minimizzare: «Mi spiace deludere coloro i quali in questo momento stanno parlando di liti, gelo o siluramenti rispetto al lavoro che tutti stiamo facendo su Roma. Non è così. In questi giorni il lavoro per Italia 5 Stelle entra sempre più nel vivo. Stiamo preparando tutto affinché la terza edizione di Italia 5 Stelle in programma a Palermo il 24 e 25 settembre vada al meglio. Purtroppo per questo il mio supporto nello staff romano sarà differente: continuerò a dare una mano a Virginia ma dall’esterno sui temi che ho sempre seguito». Dimissioni dettate dall’agenda, dunque, per un impegno che dovrebbe durare cinque anni che sarebbe incompatibile con l’organizzazione di un incontro di due giorni. E che tutto combaci è un caso: «Credo che insieme abbiamo fatto tante cose molto importanti, per questo oggi Roma è a 5 stelle. In futuro riusciremo a farne altre altrettanto importanti, ma intanto sono certa che Paola, Gianluca e Fabio Massimo riusciranno a sostenere il nostro sindaco giorno per giorno». I giornalisti dunque si sono inventati tutto, anche se tutto torna: «Abbiamo bisogno di una manovra seria come il reddito di cittadinanza, che affronti il tema della povertà e faccia ripartire l’economia del Paese. Non di polemiche che interessano solo ai giornalisti», continua Lombardi.