Stabilimenti balneari, no al rinnovo automatico delle concessioni. La sentenza della Corte europea di giustizia obbliga il governo a fare una nuova legge. «Che metta finalmente ordine», dice Vincenzo Lardinelli, presidente della Fiba-Confesercenti

Attenzione, le concessioni agli stabilimenti balneari non si possono rinnovare automaticamente. È la Corte di giustizia europea oggi a bacchettare il governo italiano che non ha rispettato la direttiva Bolkestein del 2006. Il provvedimento, ricordiamo, stabilisce per gli stabilimenti balneari la necessità di un bando con procedura di evidenza pubblica alla loro scadenza. E invece in Italia si va avanti per rinnovo automatico. Nel 2001 la legge 88 prevedeva il rinnovo automatico della durata delle concessioni demaniali marittime dopo 6 anni. E nonostante la direttiva Bolkestein la procedura è continuata attraverso varie proroghe, l’ultima delle quali scade il 2020. «Tale proroga prevista dalla legge italiana impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati», dice la sentenza.

Ecco che allora il pronunciamento di un organismo europeo obbliga il governo a ridisegnare attraverso una legge – come aveva preannunciato lo stesso ministro Costa – l’intero sistema, anche tenendo conto dei cambiamenti  degli ultimi quindici anni. Bisogna ringraziare, anche stavolta, la giustizia europea.

«Non sono tanto deluso, ne prendiamo atto, d’altro canto ce lo aspettavamo. Il quadro adesso è negativo ma in parte anche positivo», dice a Left Vincenzo Lardinelli, presidente della Fiba (Federazione italiana imprese balneari). L’imprenditore, che gestisce con la sua famiglia uno dei più antichi stabilimenti d’Italia, il bagno Balena di Viareggio, anno di nascita 1873, riconosce che l’aspetto negativo è dato dallo stesso pronunciamento della Corte europea, «peraltro previsto, che nega il rinnovo automatico», ma ci sono comunque aperture perché la Corte stessa «contempla anche il legittimo affidamento, cioè riconosce il valore legato agli investimenti fatti dal concessionario». Nel senso che se un gestore ha speso soldi per valorizzare le strutture dello stabilimento, questo fatto deve essere riconosciuto al momento della procedura di evidenza pubblica. «E se dovesse lasciare lo stabilimento deve essere indennizzato», continua Lardinelli.

E a questo punto, continua il presidente della Fiba «è necessario subito un provvedimento d’urgenza per sgomberare il campo sulla decadenza delle concessioni e successivamente una legge delega che tenga conto dell’impianto dettato dalla Corte europea di giustizia». La nuova legge, conclude Lardinelli, servirà anche a mettere in ordine anche tra le varie categorie di stabilimenti. È chiaro che i canoni demaniali sono diversi rispetto alle aree del Paese, un bagno a Capri o in Versilia paga sicuramente di più di un altro in spiagge difficili da raggiungere della Calabria. Ma le due categorie presenti adesso sono troppo poche, occorre aggiungerne altre, per rappresentare tutte le tipologie di stabilimenti.

Infine, una postilla, fondamentale. Come riporta La Stampa, «La Corte ha inoltre stabilito che spetta ai giudici nazionali verificare, “ai fini dell’applicazione della direttiva”, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni a causa della “scarsità di risorse naturali”». Anche questo è un elemento che forse servirà a dettare regole contro lo sfruttamento dei beni demaniali nel rispetto dell’ambiente. Chissà se il legislatore ne terrà conto.

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.