A Firenze, la prima grande retsrospettiva italiana dedicata all'artista cinese e alla sua lotta per i diritti umani

La facciata di Palazzo Strozzi sarà ricoperta con ventidue grandi gommoni di salvataggio arancioni ancorati alle finestre. L’artista cinese L’artista cinese Ai Weiwei ha scelto un colore solare, invece del grigio dei gommoni, una tonalità radiosa che rimanda alla possibilità di un nuovo inizio. S’intitola Reframe (Nuova cornice) la sua installazione che è stata presentata oggi a Firenze e che sarà inaugurata il 23 settembre, insieme ad una ampia restrospettiva dedicata all’artista cinese, intitolata Ai Weiwei libero e che ripercorre la sua lunga storia di lotta per i diritti umani e per la libertà di espressione.  Una battaglia portata avanti anche attraverso mostre e perfomances in giro per il mondo da Kassel aVenezia, da New York a Londra a Monaco.  Con immagini choc, ma anche talora in maniera evocativa, come quella volta che invase la Tate Modern di  Londra con 100 milioni di semi di girasole in porcellana, che erano stati precedentemente dipinti a mano uno alla volta da 1600 lavoratori abitanti di un villaggio cinese specializzato nella lavorazione della porcellana (che Ai Weiwei aveva ingaggiato e pagato per fare quel lavoro). O come quando nel 2009  a Monaco presentò So Sorry in cui si mostravano le scuse di governi, industrie e compagnie transnazionali che avevano provocato danni irreparabili alla popolazione.

Dopo la recente mostra in Austria, Ai Weiwei continua dunque  il suo appassionato percorso in omaggio a migranti e rifugiati, che aveva cominciato mesi fa andando di persona sull’isola greca di Lesbo.  L’espulsione, la migrazione, l’esilio sono i temi che da sempre accompagnano il suo lavoro. Anche a partire dall’esperienza personale che, negli anni, lo ha portato a cercare rifugio all’estero. Una ricerca di libertà che è stata drammaticamente interrotta quando nel 2011 l’artista è stato fermato, picchiato fin quasi a causarne la morte, sequestrato e rinchiuso in un luogo segreto e tenuto in isolamento dalle forze dell’ordine cinesi, senza mai aver subito un processo. Le accuse, mai supportate da prove, erano di evasione fiscale. Con le sue opere, performance e interventi su un blog (che aveva milioni di contatti e che è stato chiuso) Ai Weiwei negli anni ha denunciato le violazioni dei diritti umani, anche in Cina. Documentando  il dramma del terremoto in Sichuan e denunciando la lentezza dei soccorsi dal governo centrale. Cosa non gradita da Pechino. Che ha poi ha accusato l’artista di avere posizioni anti cinesi e di attaccare il governo.

La restrospettiva fiorentina, prevista dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017   parte dalla faccita dello storico palazzo fiorentino poi le opere di Ai Weiwei saranno disseminate all’interno, «coinvolgendo tutto lo spazio: la facciata del palazzo, il cortile, il Piano Nobile e la Strozzina, che per la prima volta sarà utilizzato come un luogo espositivo unitario, permettendo all’artista di confrontarsi con un contesto ricco di sollecitazioni storiche e spunti architettonici», dicee  il curatore Arturo Galansino.

In attesa della mostra di settembre è stato presentato  il rendering dell’ installazione dell’artista che coinvolgerà due facciate dell’edificio rinascimentale « creando una nuova cornice – dice il curatore – un nuovo punto di vista, in un forte contrasto visivo e culturale, su uno dei simboli della storia dell’arte occidentale. Ai Weiwei vuole scuotere le coscienze per ricordare la tragedia vissuta da coloro che intraprendono un viaggio disumano verso le coste europee in fuga dalle distruzioni e dalle guerre».