L'industria culturale e il corpo delle donne
Le donne, nel 2015, hanno rappresentato il 24% dei visitatori di PornHub a livello mondiale; il 20% in Italia. La maggior parte di loro ha tra i 18 e i 34 anni. A leggere i dati raccolti sul sito ufficiale della piattaforma si scopre infatti che i millenials in generale visitano PornHub più degli utenti di ogni altra fascia di età, sono infatti ben il 60% del totale. Le ragazze, poi, ci passano di media 10 minuti (2 in più della media nazionale e dei colleghi uomini) e hanno gusti profondamente indentitari. Le categorie più popolari fra le donne che frequentano il famigerato sito hard sono quelle dedicate alle fantasie omosessuali, mentre fra le parole più cercate dagli uomini, invece, ci sarebbero "teen" e "mother" - la mamma e le/gli adolescenti. Emergono quindi due immaginari erotici molto differenti. Se l'industria del porno è in espansione, lo è ancor di più quella del porno dedicato a un pubblico femminile. Il dato sicuramente colpisce e, soprattutto, sembra in controtendenza rispetto alle credenze più diffuse per cui donna ed erotismo sarebbero segregati in due universi lontani tra i quali solo l'uomo può attivare un legame. In tutto questo la tecnologia ha giocato un ruolo importante. Gli smartphone, i tablet ed ovviamente internet consentono infatti l'accesso al materiale pornografico senza distinzione di sesso ed età, ma soprattutto senza alcun controllo. L'attenzione allo sviluppo tecnologico, ha aumentato i profitti dell'industria pornografica, ne ha diversificato la messa in scena e il flusso e - cosa ancor più "rivoluzionaria" - ne ha normalizzato l'accesso e la fruizione sfidando così alcuni dei suoi luoghi comuni. Non si tratta di un'ossessione per il sesso in inarrestabile crescita quindi, ma di una "forma d'intrattenimento" che si fa brand: il porno è diventato oggetto e parte integrante della cultura pop. Molto più che in passato, infatti, l'uso d'immagini esplicite è entrato oggi in maniera dirompente nell'immaginario culturale, soprattutto in quello pubblicitario.Tra oscuramenti e successo di critica
Non senza conflitti e frizioni, però. Il corpo fa ancora scandalo. Che sia stato frutto dell'operazione censoria operata in automatico da un algoritmo o meno è ancora da capire, ma l'oscuramento della pagina Facebook del film storico Porno e Libertà, ha fatto sì che sulle pagine dei giornali italiani si tornasse a parlare di pornografia e censura. Ed il legame fra i concetti di porno e libertà è il fulcro del lavoro del regista Carmine Amoroso che racconta la società degli anni '70 e la battaglia contro la censura, la chiesa e la morale dei protagonisti di allora (Riccardo Schicchi, Ilona Staller e co.). Il tutto a trent'anni esatti da Parco Lambro, il festival proletario che, nel 1976 a Milano, mise letteralmente a nudo la liberalizzazione sessuale evocata dal movimento giovanile che dì lì a qualche mese sarebbe rimasto impigliato negli anni di piombo. Censurato sul popolare social network, il film di Amoroso è stato invece accolto favorevolmente dal Biografilm di Bologna. L'attenzione della rassegna bolognese fa eco a un interesse sempre maggiore dell'industria cinematografica, e più genericamente culturale, per quei prodotti che esplorano e decodificano con linguaggi e modalità nuove il tema della sessualità e le sue tante espressioni.Femminile e femminista
In maniera assolutamente inedita e coraggiosa, il cinema Farnese di Roma e la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro hanno infatti ospitato quest'anno il primo cortometraggio pornografico d'autore. E anche qui ritroviamo la mano femminile. Queer Kong è infatti l'opera prima, autofinanziata e autoprodotta de Le Ragazze del porno. Il collettivo di registe raccoglie professioniste tra i 25 e i 75 anni e si propone di decostruire il linguaggio pornografico odierno, proponendo narrazioni diverse. Come negli anni '70 era stato per il personale, oggi è il porno a farsi politico. O forse lo è sempre stato. Pensare una pornografia al femminile e riflettere sul ruolo attivo – sia culturale che di mercato – che le donne hanno nell'industria del porno significa guardare con uno sguardo altro, rispetto a quello consueto, alla sessualità femminile e alle modalità con la quale viene discussa all'interno della società. È per questo che buona parte del femminismo, soprattutto quello di origine anglosassone, raccoglie oggi la sfida, mai completamente risolta, di una pornografia femminile e femminista che renda protagonista la soggettività femminile e rivoluzioni in senso egualitario un linguaggio culturale che oggi mette ancora troppo spesso al centro il maschio e fa la morale alle donne che ne fanno uso.Alle ragazze piace il porno. O sarebbe meglio dire: a tutti piace il porno. Anche alle ragazze. A tutte piace guardarlo, per le più giovani – come per molti adolescenti – è anche uno strumento per esplorare la propria sessualità. L’educazione sessuale nelle scuole, troppo spesso sacrificata o macchinosa, non è adeguata alle esigenze dei più giovani che dunque ricorrono a strumenti altri per comprendere il sesso. Una ricerca legittima, ma non priva di rischi, soprattutto per le ragazze. Se il porno diventa l’unica forma di educazione all’erotismo, l’immagine della donna oggetto corroborata dalla pornografia segna l’identità sessuale delle adolescenti.
L’industria culturale e il corpo delle donne
Le donne, nel 2015, hanno rappresentato il 24% dei visitatori di PornHub a livello mondiale; il 20% in Italia. La maggior parte di loro ha tra i 18 e i 34 anni. A leggere i dati raccolti sul sito ufficiale della piattaforma si scopre infatti che i millenials in generale visitano PornHub più degli utenti di ogni altra fascia di età, sono infatti ben il 60% del totale. Le ragazze, poi, ci passano di media 10 minuti (2 in più della media nazionale e dei colleghi uomini) e hanno gusti profondamente indentitari. Le categorie più popolari fra le donne che frequentano il famigerato sito hard sono quelle dedicate alle fantasie omosessuali, mentre fra le parole più cercate dagli uomini, invece, ci sarebbero “teen” e “mother” – la mamma e le/gli adolescenti. Emergono quindi due immaginari erotici molto differenti.
Se l’industria del porno è in espansione, lo è ancor di più quella del porno dedicato a un pubblico femminile. Il dato sicuramente colpisce e, soprattutto, sembra in controtendenza rispetto alle credenze più diffuse per cui donna ed erotismo sarebbero segregati in due universi lontani tra i quali solo l’uomo può attivare un legame. In tutto questo la tecnologia ha giocato un ruolo importante. Gli smartphone, i tablet ed ovviamente internet consentono infatti l’accesso al materiale pornografico senza distinzione di sesso ed età, ma soprattutto senza alcun controllo. L’attenzione allo sviluppo tecnologico, ha aumentato i profitti dell’industria pornografica, ne ha diversificato la messa in scena e il flusso e – cosa ancor più “rivoluzionaria” – ne ha normalizzato l’accesso e la fruizione sfidando così alcuni dei suoi luoghi comuni. Non si tratta di un’ossessione per il sesso in inarrestabile crescita quindi, ma di una “forma d’intrattenimento” che si fa brand: il porno è diventato oggetto e parte integrante della cultura pop. Molto più che in passato, infatti, l’uso d’immagini esplicite è entrato oggi in maniera dirompente nell’immaginario culturale, soprattutto in quello pubblicitario.
Tra oscuramenti e successo di critica
Non senza conflitti e frizioni, però. Il corpo fa ancora scandalo. Che sia stato frutto dell’operazione censoria operata in automatico da un algoritmo o meno è ancora da capire, ma l’oscuramento della pagina Facebook del film storico Porno e Libertà, ha fatto sì che sulle pagine dei giornali italiani si tornasse a parlare di pornografia e censura. Ed il legame fra i concetti di porno e libertà è il fulcro del lavoro del regista Carmine Amoroso che racconta la società degli anni ’70 e la battaglia contro la censura, la chiesa e la morale dei protagonisti di allora (Riccardo Schicchi, Ilona Staller e co.). Il tutto a trent’anni esatti da Parco Lambro, il festival proletario che, nel 1976 a Milano, mise letteralmente a nudo la liberalizzazione sessuale evocata dal movimento giovanile che dì lì a qualche mese sarebbe rimasto impigliato negli anni di piombo. Censurato sul popolare social network, il film di Amoroso è stato invece accolto favorevolmente dal Biografilm di Bologna. L’attenzione della rassegna bolognese fa eco a un interesse sempre maggiore dell’industria cinematografica, e più genericamente culturale, per quei prodotti che esplorano e decodificano con linguaggi e modalità nuove il tema della sessualità e le sue tante espressioni.
Femminile e femminista
In maniera assolutamente inedita e coraggiosa, il cinema Farnese di Roma e la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro hanno infatti ospitato quest’anno il primo cortometraggio pornografico d’autore. E anche qui ritroviamo la mano femminile. Queer Kong è infatti l’opera prima, autofinanziata e autoprodotta de Le Ragazze del porno. Il collettivo di registe raccoglie professioniste tra i 25 e i 75 anni e si propone di decostruire il linguaggio pornografico odierno, proponendo narrazioni diverse.
Come negli anni ’70 era stato per il personale, oggi è il porno a farsi politico. O forse lo è sempre stato. Pensare una pornografia al femminile e riflettere sul ruolo attivo – sia culturale che di mercato – che le donne hanno nell’industria del porno significa guardare con uno sguardo altro, rispetto a quello consueto, alla sessualità femminile e alle modalità con la quale viene discussa all’interno della società. È per questo che buona parte del femminismo, soprattutto quello di origine anglosassone, raccoglie oggi la sfida, mai completamente risolta, di una pornografia femminile e femminista che renda protagonista la soggettività femminile e rivoluzioni in senso egualitario un linguaggio culturale che oggi mette ancora troppo spesso al centro il maschio e fa la morale alle donne che ne fanno uso.