Ma cosa altro deve succedere perché l’Italia abbia un sussulto in politica estera che non sia la firma paciosa di Renzi che brancola in qualche lingua semicomprensibile? Abbiamo avuto un timido vagito nel caso di Giulio Regeni (effimero, uno starnuto) e poi per il resto l’Italia è una Paese che ha limitato la politica estera all’imbarazzante elemosina di uno sguardo fugace dall’Europa.
Mentre la Turchia annega nella melma di Erdogan e del colpo di Stato più utile del West qui ormai sembra che la difesa dei diritti sia stata definitivamente appaltata a associazioni, Ong e qualche lurido buonista. Il governo? Il governo no, il governo, questo governo, ha scambiato la politica per l’annuncio, la dichiarazione per l’unica azione possibile per non disturbare gli equilibri esistenti: probabilmente dalle parti del Consiglio dei Ministri considerano il nostro ambasciatore ad Ankara il menù fisso per fingere cortesia.
Ma esattamente cosa deve succedere ancora per richiamare il nostro ambasciatore in Turchia? Erdogan deve fucilare gli oppositori gli scomodi in pubblica piazza? Deve uccidere per sbaglio uno studente italiano scambiandolo per un golpista?
Qualcuno mi spieghi. Davvero.
Buon venerdì.