Due autobombe esplodono vicino all'aeroporto e agli uffici Onu. Nonostante la ritirata da molte città della Somalia continua la guerriglia contro il Governo federale di transizione

In Somalia tornano a colpire i terroristi jihadisti di al Shabab: 13 i morti. L’organizzazione terroristica che si rifa a Al Qaeda dopo l’attacco in un albergo di Mogadiscio il 25 giugno scorso che è costato la vita a 35 persone, oggi ha preso di mira una zona che doveva essere in teoria la più sicura di tutta la capitale della Somalia.

Si è trattato di un doppio attentato suicida con due autobombe lungo la strada che porta all’aeroporto, vicino alla base Halane dove si trova la missione di pace dell’Ua, l’Unione africana, ma anche gli uffici Onu, Ong e ambasciate straniere. Durante l’attacco c’è stata anche la reazione da parte delle forze di sicurezza che hanno risposto ingaggiando un conflitto a fuoco.

L’attacco, è stato rivendicato dai terroristi attraverso il web. «I Mujahideen hanno preso di mira Halane, base delle forze straniere che occupano il Paese musulmano», ha detto in rete il portavoce degli al Shabaab, Abdulaziz Abu Muscab. Nonostante negli ultimi tempi siano stati costretti alla ritirata da molte città della Somalia, i terroristi che nascono, ricordiamo, come gruppo giovanile dall’Unione delle corti islamiche e che professano un ritorno alla Sharia, non cessano la guerriglia nei confronti del Governo federale di transizione. L’obiettivo è sempre quello di creare un governo islamico fondamentalista. L’attentato di oggi segue la strage di giugno nell’albergo al centro di Mogadiscio. In passato il nome degli al Shabaab è legato anche al sanguinoso attacco oltre i confini somali, a Garissa, in Kenia. Il 2 aprile 2015 quattro appartenenti ad Al Shabaab entrano nell’università della cittadina, prendono 700 studenti in ostaggio e, poi, fanno una strage: 148 morti e 79 feriti. Dopo una giornata di assedio, i quattro verranno uccisi – uno si farà saltare in aria.

Qui il reportage pubblicato su Left un anno dopo quella strage