Aumenta il numero di detenuti all’interno delle carceri italiane: in un anno sono cresciuti di 1318 unità. Circa 20mila di questi potrebbero accedere a pene alternative, e crescono quelli in custodia cautelare, ancora in attesa di giudizio. Non siamo ai livelli critici del 2010, in cui si registrò un record di detenuti all’interno delle carceri, ma bilancio sullo status degli istituti di pena che emerge dall’ultimo rapporto di Antigone non è rassicurante.
La situazione era migliorata dopo la famosa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del gennaio del 2013, in cui il nostro Paese venne condannato per la situazione critica di sovraffollamento delle carceri italiane. L’Italia, affrontò il problema, e, grazie alla collaborazione con la Corte di Strasburgo, riuscì a far diminuire i numeri dei carcerati e a migliorare le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari – grazie sopratutto al decreto «svuota carceri». Ma secondo Antigone la situazione sta progressivamente tornando ai livelli del 2010. Per una serie di motivi.
Aumentano le misure di custodia cautelare. Per Antigone l’aumento di persone nelle carceri è dovuto soprattutto all’intensificarsi delle misure di custodia cautelare previste dal nostro ordinamento penale: erano 17830 i detenuti in custodia cautelare nel giugno del 2015 contro i 18908 del 2016: l’aumento dei «presunti innocenti» è di 1078 persone in più su un totale di 1318 complessive. Un numero significativo.
Il numero delle persone in pena alternativa cresce, ma cresce troppo poco: nel 2010 il numero di costoro cresceva in proporzione a coloro che erano detenuti. Questo avvenne soprattutto per il decreto «svuotacarceri» del 2010, che permetteva di passare l’ultimo anno di pena ai domiciliari anziché in carcere – il periodo fu poi esteso a un anno e mezzo. Sono in totale più di 28mila le persone che «godono» di misure penali alternative alla galera, ma, secondo Antigone, altre 20mila persone potrebbero scontare una pena diversa dal carcere, in tutto il 56,2% dei condannati in via definitiva.
Crescono gli stranieri: erano 17207 nel 2015, sono 18166 nel 2016. I detenuti di origine straniera sono cresciuti il triplo dell’ultimo anno rispetto a quelli italiani: l’aumento è di , rispettivamente, 959 unità contro 359. é comunque bassa la percentuale degli stranieri tra gli ergastolani: sono solo 98 su un totale di 1673 persone.
Sono 21 i suicidi nei primi sei mesi del 2016. In tutto il 2015 se ne sono registrati 43.
Aumentano i detenuti per la violazione della legge sulle droghe. Nonostante la Consulta abbia dichiarato anticostituzionale la Fini-Giovanardi e depenalizzato il possesso di droghe, c’è stato un aumento di 629 persone detenute per violazione della stessa. Al giugno 2016 in detenzione per possesso di stupefacenti vi sono 18941. Antigone ritiene che, se passasse la legge sulla legalizzazione dell’intergruppo parlamentare guidato da Benedetto della Vedova, molte persone sarebbero scarcerate.
In carcere anche 43 bambini sotto i tre anni. Non hanno commesso alcun reato, sono lì con le loro mamme. Sono 39 le madri detenute nelle carceri italiane con figli a carico sotto i 3 anni.
Oltre il 50% dei detenuti fa uso di psicofarmaci perché soggetto a problemi psichiatrici. Secondo Antigone il sorgere di patologie mentali è dovuto alle condizioni materiali in cui vivono i contenuti, tra cui la pessima condizione delle celle, che non rispettano i minimi previsti dalla legge – si pensi che nel carcere di Verona Montorio non vi sono nemmeno i bagni. È poi carente il numero di operatori sanitari, come psichiatri e psicologi, per via dei costi, e le terapie farmacologiche vengono perché più facilmente gestibili – anche se, potenzialmente, molto più dannose. Inoltre c’è un uso intensivo dei “reparti psichiatrici”, aree nelle carceri in cui ospitare i detenuti affetti da tali patologie. L’uso di tali reparti è, sempre secondo Antigone, “indebito” e funzionerebbe da contenimento per detenuti problematici ma senza patologie diagnosticate.