«Adesso saremo costretti a fornire la nostra base di Sigonella dove sono presenti una dozzina di droni e di caccia americani. Bel colpo», scrive Fini, «adesso dovremo attenderci anche in Italia attacchi dell’Isis che più viene colpita in Medio Oriente e più, logicamente, porta la guerra in Europa». La speranza è che abbia torto Massimo Fini che sul Fatto Quotidiano dà forma alle paure dei più. Una nera premonizione che però ben sintetizza anche le reazioni di alcuni parlamentari d’opposizione, scattati in piedi quando la ministra Roberta Pinotti ha detto in aula che l’Italia – che già con l’Europa partecipa alla missione di pianificazione civile Eubam, appena prolungata di un anno – è pronta a fornire le basi per i raid Usa, su Sirte e gli obiettivi Isis. Due basi, in particolare, quella di Sigonella, appunto, e quella di Aviano. «Una follia: ci faremo percepire come nemici della Libia», dice ad esempio Alessandro Di Battista wannabe ministro degli Esteri 5 stelle, che si chiede: «oggi ha senso per noi prendere posizione, dare le basi militari e magari ricompattare una serie di fazioni contro il nemico occidentale?».
La domanda è retorica, ma è anche fondata, perché se il disinteresse che sembra proporre Fini, un terzismo pacifista, sembra un via difficilmente percorribile quando il nemico è alle porte, del piano del governo non si sa nulla, né si conoscono le valutazioni sui presupposti. Si sa solo che tra il 1 e il 3 agosto gli Usa hanno dichiarato di aver colpito diversi mezzi jihadisti. Ma quali sono le forze in campo, che affidabilità ha il premier Serraj, portato a Tripoli dagli occidentali, che gioco sta facendo il generale Haftar, che comanda un suo esercito ed è appoggiato da Egitto e Francia, che così sarebbero sul fronte opposto al nostro? È vero poi che da Sigonella sono già partiti, prima della comunicazione all’Aula, droni americani armati? Pinotti per ora conferma solo che «eliminare le centrali terroristiche dello Stato islamico in Libia è di fondamentale importanza per la sicurezza del Paese nordafricano, ma anche dell’Italia».
Sono domande, dunque, a cui né Pinotti né Renzi danno approfondite risposte. Renzi è in Brasile per le Olimpiadi – magari ci dirà al ritorno. E se l’Arci nota come la missione Odyssey Lightning condotta dagli Stati Uniti (e dell’Italia) è «l’ennesima iniziativa militare portata avanti senza un chiaro mandato delle Nazioni Unite e senza il consenso della maggioranza delle parti locali», le domande a cui si deve rispondere trovano spazio anche nel centrodestra. Forza Italia siciliana si dice preoccupata per l’isola, così più esposta. La paura si è insomma fatta strada. Paura o consapevolezza fiera – come quella ostentata dal Foglio – «siamo pronti all’inesistenza del rischio zero?». Tra le espulsioni degli ultimi giorni, le minacce neanche troppo velate di Erdogan secondo cui Mogherini avrebbe tifato per i golpisti, e le basi per la Libia. Siamo pronti a una guerra, che potrebbe arrivare in casa, in questa forma così spaventosa?