La battaglia per i diritti umani e per l’abolizione per la pena di morte registra un passo avanti nel 2015 e nei primi sei mesi del 2016. I Paesi che mantengono la pena di morte sono progressivamente diminuiti nel corso degli ultimi dieci anni: il 30 giugno 2016 risultavano scesi a 38, rispetto ai 54 nel 2005.
L’anno scorso le nazioni che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati 25, rispetto ai 22 del 2014 ( e ai 26 del 2008).
Il dato positivo e incoraggiante è che 160, fra Paesi e territori, hanno deciso di abolire la pena di morte. Di questi, quelli totalmente abolizionisti sono 104, gli abolizionisti per crimini ordinari sono 6, mentre quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 6. Quanto ai Paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 44.
Questo però vede per contrasto l’aumento delle esecuzione in Iran e in Arabia Saudita, mentre sono riprese in Ciad. Lo documenta il rapporto di Nessuno tocchi Caino, che dedica il premio abolizionista del secolo alla memoria di Marco Pannella.
Volendo osservare più a fondo il quadro internazionale, “va rilevato che nel 2015 ci sono state 2400 esecuzioni in Cina. In Iran almeno 970, tante in rapporto alla popolazione. Il terzo Paese boia nel 2015 è stato il Pakistan: sono state 326 le esecuzioni compiute”, ha detto Elisabetta Zamparutti presentando il Rapporto appena pubblicato.
Ancora nella prima parte del 2016 troviamo in vetta a questa macabra classifica la Cina, l’Iran e Arabia Saudita. Da rilevare anche che in America sono “i democratici” Stati Uniti a farsi paladini della pena di morte. Sono già 14 le esecuzioni nei primi sei mesi del 2016.
Quanto all’Africa sono 66 le esecuzioni compiute da Somalia, Egitto, Ciad, Sudan.
In Europa solo la Bielorussia ha mandato a morte una persona, mentre in Russia è in atto una una moratoria sulla pena di morte.
Un grave passo indietro nella lotta contro la pena di morte si registra invece nella Turchia di Erdogan che minaccia di volerla ripristinare. In una intervista televisiva il presidente turco ha detto che “il popolo la vuole”, dichiarandosi pronto a firmare qualora il Parlamento ne proponga il ripristino. In questo modo inviando messaggio alla nazione che mima una dialettica democratica.
In Turchia la pena di morte era stata abolita nel 2004, e poi cancellata dalla legislazione ordinaria. ” In passato la Turchia ha ratificato tutti i trattati contro la pena di morte del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite. Come farà ora Erdogan a dismettere tutto questo apparato giuridico?” si domanda Zamparutti di Nessuno tocchi Caino, auspicando una reazione internazionale.
Ecco le cifre in dettaglio pubblicate da Nessuno Tocchi Caino: Nel 2015, le esecuzioni sono state almeno 4.040, a fronte delle almeno 3.576 del 2014, mentre erano state almeno 5.735 nel 2008. Il significativo aumento delle esecuzioni nel 2015 rispetto al 2014 si giustifica con l’incremento registrato in Iran, Pakistan e Arabia Saudita.
Nei primi sei mesi del 2016, almeno 1.685 esecuzioni sono state effettuate in 17 Paesi e territori.
Nel 2015, non si sono registrate esecuzioni in 3 Paesi – Bielorussia, Guinea Equatoriale e Palestina (Striscia di Gaza) – che le avevano effettuate nel 2014. Nei primi sei mesi del 2016, non si sono registrate esecuzioni in 7 Paesi – Ciad, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Indonesia e Oman – che le avevano effettuate nel 2015.
Viceversa, 5 Paesi, che non avevano effettuato esecuzioni nel 2014, le hanno riprese nel 2015: Indonesia (14), Ciad (10), Bangladesh (4), Oman (2) e India (1). Altri 3 Paesi, che non avevano effettuato esecuzioni nel 2015, le hanno riprese nel 2016: Botswana (1), Bielorussia (1) e Palestina (Striscia di Gaza) (3).
Anche se non è possibile confermarlo, è probabile che esecuzioni “legali” siano avvenute anche in Siria nel 2015 e in Corea del Nord, Siria, Sudan, Vietnam e Yemen nei primi sei mesi del 2016.
Nel 2015 e nei primi sei mesi del 2016, altri 6 Paesi hanno rafforzato ulteriormente il fronte a vario titolo abolizionista: Costa d’Avorio, Figi, Mongolia, Nauru e Suriname hanno abolito totalmente la pena di morte; lo Zimbabwe ha superato i dieci anni senza effettuare esecuzioni e quindi può essere considerato un abolizionista di fatto.
Negli Stati Uniti, nel maggio 2015 il Nebraska è diventato il diciannovesimo Stato della federazione ad abolire la pena di morte e il settimo a farlo negli ultimi otto anni. In altri quattro Stati – Washington, Colorado, Pennsylvania e Oregon – i Governatori hanno sospeso le esecuzioni a causa degli evidenti difetti che connotano il sistema capitale.
Nel 2015 e nei primi sei mesi del 2016, ulteriori passi politici o legislativi verso l’abolizione o la moratoria di fatto della pena capitale si sono verificati in 43 Paesi.
In 5 Paesi – Burkina Faso, Corea del Sud, Guinea, Kenya e Uganda – sono state annunciate o proposte leggi per l’abolizione della pena di morte nella Costituzione o nei codici penali, mentre il Vietnam ha ridotto il numero di reati capitali.
Altri 8 Paesi – Guyana, Laos, Liberia, Malawi, Niger, Sierra Leone, Tagikistan e Tailandia – hanno accettato raccomandazioni o annunciato passi verso l’abolizione della pena di morte in sede di Revisione Periodica Universale del Consiglio dei diritti umani dell’ONU.
Altri 12 Paesi hanno confermato la loro politica di moratoria di fatto sulla pena di morte o sulle esecuzioni in atto da molti anni: Bahrein, Comore, Eritrea, Etiopia, Libano, Marocco, Papua Nuova Guinea, Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Tunisia e Zambia.
Nella Regione dei Caraibi, in 6 Paesi – Belize, Cuba, Dominica, Giamaica, Guatemala e Saint Lucia – non sono state comminate nuove condanne a morte e i bracci della morte erano ancora vuoti alla fine del 2015. In altri 5 Paesi della Regione dei Caraibi – Antigua e Barbuda, Bahamas, Grenada, Saint Kitts e Nevis e Saint Vincent e Grenadine – non sono state comminate nuove condanne a morte e i condannati nei bracci della morte erano poche unità.
Inoltre, commutazioni collettive di pene capitali o sospensioni di esecuzioni a tempo indeterminato sono state decise in 7 Paesi: Camerun, Gambia, Ghana, Myanmar, Nigeria, Sri Lanka e Swaziland.
Sul fronte opposto, 5 Paesi, che non avevano effettuato esecuzioni nel 2014, le hanno riprese nel 2015: Indonesia (14), Ciad (10), Bangladesh (4), Oman (2) e India (1). Altri 3 Paesi, che non avevano effettuato esecuzioni nel 2015, le hanno riprese nel 2016: Botswana (1), Bielorussia (1) e Palestina (Striscia di Gaza) (3).Ciad e Oman hanno ripreso le esecuzioni dopo, rispettivamente, 12 e 6 anni di moratoria di fatto.