Bello, tutto bene, per carità. Ma chissà che ne dicono Civati, Mineo, Fassina o D’Attorre che dal PD si sono presi la briga di uscire quando sarebbe bastato restarci per fare la minoranza nella sua nuova versione: contro se stessa. Sì perché Tocci è entusiasta di comunicarci che è riuscito a racimolare una decina di parlamentari che voteranno contro la riforma Boschi al prossimo referendum sulla costituzione.
«Mi fa molto piacere pubblicare qui il documento sottoscritto in tal senso da dieci parlamentari democratici: Corsini, Dirindin, Manconi, Micheloni, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, al Senato; Bossa, Capodicasa, Monaco alla Camera.», scrive Tocci sul suo sito esultando per la sua sporca decina di dissidenti. Bello, tutto bene, per carità, ma nel voto finale di quella mostruosa riforma solo Tocci aveva votato contro. Solo lui. E, a ben vedere, Corradino Mineo che per coerenza se n’è andato. Il resto sono smemorati, convertiti, illuminati, distratti, improvvisamente coraggiosi, fulminati o semplicemente (banali) strateghi.
Il voto in Parlamento ormai è considerato un incidente di percorso: gente che ci tritura per votare l’Italiacum e poi ci dice che non va mica bene; gente che vota la fiducia zerbina al premier per poi dimettersi dalla vigilanza Rai; antirenziani che diventano renziani e oggi di nuovo antrenziani; pentiti di essersi pentiti di non essersi pentiti di asservirsi a Renzi. Opposizione al cubo: un’opposizione che si oppone a se stessa.
E, notate, sono gli stessi che urlavano al Civati (o al Fassina o al Mineo di turno) di andarsene. E poi sono rimasti lì, nel PD. Però contro, eh. È che non si capisce più: contro chi?
Buon venerdì.