6 agosto 1945 l'immane tragedia causata dalla bomba atomica. Aveva solo 27 anni, ma era già molto esperto quando dette il via libera alla prima bomba atomica. Lacerato dai sensi di colpa poi lasciò l'esercito e rifiutò gli onori. Ma questo fu considerato un oltraggio alla nazione

Fu il texano Claude Robert Eatherly (1918-1978), pilota e meteorologo, a dare il via libera allo sgancio della prima bomba atomica della storia, “little boy”, che colpì Hiroshima il 6 agosto 1945. Earthely aveva solo 27 anni, ma era già un esperto nel suo settore. Quel giorno agì sulla base di considerazioni pratiche e razionali: il cielo era sgombro e non c’erano perturbazioni in arrivo su Hiroshima. Le conseguenze furono devastanti: la bomba provocò la morte immediata di 70mila persone. Altrettante morirono poi a causa delle radiazioni e delle ustioni. Tre giorni dopo un’altra bomba, detta “fat men”, fu sganciata su Nagasaki: 39mila persone furono disintegrate e altre 25mila morirono in modo atroce nei giorni successivi. Ma sappiamo anche che effetti devastanti quelle due bombe ebbero sulle generazioni successive.

«Alla fine della guerra i piloti venivano celebrati e acclamati in patria come “eroi sorridenti”, come portatori di pace. Tutti godevano di questa gloria, ma non Eatherly, che rinunciò a trarre vantaggio da tale popolarità, si chiuse nel riserbo e dedicò tutta la sua vita successiva al tentativo di venire a capo della propria colpa e di renderne consapevoli gli altri», scrive Michaela Latini, curatrice del libro L’ultima vittima di Hiroshima,  (Mimesis), un importante volume che raccoglie l’epistolario fra il filosofo Günther Anders e Claude Eatherly.
«Nella testa del pilota l’ombra lunga del ricordo dell’azione di Hiroshima non si lascia accantonare facilmente: le furie scatenate dal suo gesto e i fantasmi dei corpi in fiamme nell’isola bombardata iniziarono ad affollare il suo sonno», prosegue la germanista dell’Università di Cassino.

Eatherly cade in depressione e tenta più volte il suicidio. «Il matrimonio con l’attrice italo americana Concetta Margetti entra in crisi e gli viene interdetta la frequentazione dei figli.  E compie gesti autodistruttivi e anti sociali: viola un domicilio privato, falsifica un assegno per pochi dollari, «cerca in ogni modo di distruggere l’immagine epica che la società occidentale si è fatta di lui per poter continuare a giustificare se stessa». Ed è proprio questo l’aspetto che colpisce il filosofo Günther Anders che nel 1959 scrive a una lettera a Eatherly, che poi diventerà un ampio e toccante carteggio, di cui Mimesis pubblica la traduzione italiana.
«Il caso di Claude Eatherly non è solo un caso di ingiustizia enorme e prolungata ai danni di una persona ma è anche simbolico della pazzia suicida dei nostri tempi», ha scritto i filosofo Bertrand Russell nell’introduzione alla prima edizione  uscita nel 1961. Perché la  decisione di Eatherly fu giudicata folle e lui ostracizzato ,«punito», scriveva Russell perché aveva aveva fatto una cosa inaccettabile per l’America: pentirsi di aver collaborato al bombardamento.

Il caso Eatherly diventa la cartina di tornasole di una cultura americana malata, svela gli inquietanti contorni di una ideologia che ha bisogno di un nemico esterno e di una missione da compiere per cementificare l’unità nazionale. Un’ideologia religiosa e guerrafondaia che rende ciechi, non permette di vedere che le bombe atomiche colpiscono anche chi le usa. «C’è un effetto boomerang dei mezzi distruzione di massa, non di natura fisica, ma psichica», scrive Robert Jungk nella prefazione all’edizione tedesca di questo epistolario pubblicato da Mimesis «La violenza distruttiva delle armi atomiche – aggiunge Jungk – impone a chi le ha usate un carico psichico che non sono in grado di elaborare consciamente e inconsciamente». È proprio quel devastante effetto boomerang che gli americani cercarono di negare stigmatizzando la decisione di Claude Eatherly di lasciare l’esercito e di rifiutare gli onori. Quel gesto fu letto come un pericoloso attacco alla nazione.