I bombardieri russi ora partono dall'Iran. E la Cina approva. I sauditi bombardano un ospedale nello Yemen. In Libia Haftar abbandona i francesi e cerca la protezione di Mosca. Matteo Renzi promette aiuto alla Merkel per poter spendere qualche zerovirgola in più.

Un fagotto di notizie che non commenterò. Dal burkini in spiaggia a Salvini travestito da poliziotto, dal sommergibile tricolore a caccia di terroristi (presumo, con scafandro e bombola) a Trump “tirato per i capelli”. Altri, più autorevoli, vi delizieranno con tutto questo dalle pagine dei giornali tornati in edicola. D’altra parte è ancora estate! Ieri stavo per sbarcare su un’isola vicina e già un cacciatore di ospiti, ragguagliato non so da chi, mi prenotava per un “collegamento dall’isola” e su questioni isolane, di cui nulla so. Beninteso, niente di scandaloso o di inconsueto: sul tuffo che ha consentito alla Miller di tagliare prima il traguardo dei 400 metri o sul pensiero d’argento di Rachele per la sua Diletta, ne sono state dette e scritte di ogni colore. È la crisi, bellezza. Un giornale politico non si finanzia più solo con gli abbonamenti o l’obolo dei lettori in edicola: lo ho constatato con Left, piccolo settimanale corsaro, ma non diversa è la lezione che viene dall’Espresso, storico settimanale che sarà venduto come supplemento di Repubblica. Dunque, per provare a campare, si mette nell’informazione “di tutto di più”. Slogan che alla Rai non ha portato fortuna. Ma chissà.
Il boomerang dell’arroganza. 25 anni fa – ne dà conto il Corriere- un gruppo di stalinisti bolsi e di generali in disarmo tentò un colpo di stato contro Gorbaciov, che ebbe un esito non diverso da quello del tentato golpe ai danni di Erdogan. Solo che a Mosca il contro colpo di stato non lo fece l’uomo della glasnost e della perestrojka, ci pensò “corvo rosso” Eltsin, seguito da famelici oligarchi e sostenuto dai dioscuri dell’occidente, Margaret Thatcher e Donald Reagan (in realtà nel 91 era già presidente Bush senior, che però di Reagan era stato vice). Il neo liberismo imperante decise che fosse venuto il momento di cancellare la rivoluzione del 1917, dimenticare la guerra mondiale contro Hitler vinta con il sacrificio di milioni di russi, non più i disagi della guerra fredda e i costi della coesistenza. Vai con gli Eltsin, vai con l’accumulazione originaria levatrice di un nuovo rapace capitalismo russo, vai con l’ordine mondiale affidato a una sola super potenza. Una strategia “perfetta”, ora in frantumi.
I bombardieri russi partono dall’Iran. Colpiscono le basi di Al Nusra, organizzazione che l’Onu equipara ad Al Qaeda e a Daesh ma che giorni fa i nostri giornali presentavano come salvatrice dei civili (e dei bambini) di Aleppo assediati dalle truppe di Assad e bombardate dagli aerei di Putin. Non solo, la Cina ha fatto subito sapere di approvare i bombardamenti. Erdogan non li ha condannati. Un ministro russo ha annunciato che presto concluderà un accordo con gli Usa sul futuro di Aleppo: Washington non sapeva da che parte volgere gli occhi. Inoltre -sostiene la Stampa- in Libia Haftar “litiga con i francesi e negozia in segreto con Putin”. Mi chiedo cosa direbbero oggi Reagan e Tatcher. Chissà se si sentirebbero colpevoli come dovettero sentirsi, davanti all’insorgere del terzo Reich, i negoziatori delle sanzioni inflitte alla Germania dal trattato di Versailles. La storia si vendica dell’arroganza dei potenti. L’uomo venuto dal Kgb è oggi il protagonista degli accordi possibili, in Medio Oriente, della pace e della guerra, il deus ex machina della sconfitta del Califfo, quando verrà. E a noi “occidentali” non tocca neppure il premio di consolazione, quello riservato ai deboli ma buoni. Proprio ieri i nostri alleati sauditi hanno fatto strage in un ospedale di medicins sans frontieres, nello Yemen.
Sette miliardi per il contratti pubblici. Alleluja! Lo annuncia e ci informa pure che il jobs act cambierà e diverrà buono: “tutor, offerte e corsi pagati per ritrovare un impiego”. Con quali soldi? Tranquilli, Renzi ha “un piano”. Alla Merkel conviene che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione avvenga dopo le elezioni tedesche del 2017, ecco che il nostro la sosterrà in cambio di un aiutino, di uno scontuccio, di quei sospirati «zerovirgola» strappati al deficit da spendersi in bonus, sgravi e mance. «Zerovirgola», scrive Zatterin sulla Stampa, che “copriranno il male senza curarlo, che servono solo a tirare a campare. E neanche tanto bene”. Ma il punto -direbbe il buon Matteo- è tutto politico: l’obiettivo è sfangare il referendum, battere quel No che costringerebbe il premier a fare un passo indietro. O almeno a fingere di volerlo fare (senza la certezza di poter poi rientrare). Dunque, italiani, votate Sì” come consigliano “convintamente” i teleschermi della Rai renzizzata. Votate Sì come i grandi (o ex grandi) della terra! Federico Rampini racconta infatti “l’allarme negli USA e in Europa: quel voto pesa più della Brexit”. Persino il Fatto sostiene che Romano Prodi sarebbe più per il No che pe rio Sì, ma non lo dirà: “la sua opinione destabilizzerebbe troppo i mercati e l’Europa”. È cominciata la caccia agli indecisi.