Il conto alla rovescia è giunto ai suoi ultimi tre giorni. Il 26 agosto ha inizio la sessione plenaria del Senato brasiliano sull’impeachment di Dilma Rousseff. Già 51 senatori si sono dichiarati favorevoli alla destituzione della Presidente. Ne mancano, quindi, 3 per raggiungere la maggiornaza dei due terzi necessaria (54). E il governo presidente ad interim Michel Temer assicura che, alla fine, saranno almeno in 61 a votare contro Dilma.
Sospesa dalle funzioni il 12 maggio – con l’accusa di frode e di aver avallato pratiche contabili illegali – Dilma ha ribadito per l’ennesima volta che non intende dimettersi prima del voto finale. «Lotterò fino alla fine, non getterò la spugna», ha detto l’ex guerrigliera che il 29 agosto si difenderà personalmente in aula. «Non ho mai ricevuto denaro dalla corruzione. La mia presenza in Senato mostra chiaramente che in Brasile la democrazia ha subito un’interruzione. È importante per tutti i brasiliani, per il mondo intero e per noi, evitare che questo possa avvenire di nuovo».
Intanto, 22 intellettuali e artisti del mondo si mobilitano in difesa di Dilma: Noam Chomsky, Naomi Klein, Tariq Ali, Danny Glover, Arundhati Roy, Susan Sarandon, Oliver Stone, Ken Loach e Brian Eno sono tra i firmatari di un manifesto che mette in guardia sulle conseguenze che questo impeachment avrà per l’intera America Latina. Ecco la versione integrale del manifesto, in italiano:
Siamo solidali con i nostri colleghi artisti e con tutti coloro che lottano per la democrazia e la giustizia in Brasile.
Siamo preoccupati da questo impeachment con motivazione politica della Presidente, al quale è seguito un governo provvisorio non eletto. Le basi giuridiche su cui si fonda l’impeachment sono ampiamente discutibili ed esistono evidenze convincenti che mostrano come i principali promotori della campagna di impeachment stanno tentando di rimuovere la Presidente con l’obiettivo di fermare le indagini di corruzione nelle quali essi stessi sono implicati.
Ci dispiace che il governo provvisorio in Brasile abbia sostituito un governo diversificato, diretto dalla prima Presidente donna, da un governo composto da uomini bianchi, in un Paese in cui la maggiornaza si identifica con i neri e i mulatti. Questo governo ha anche eliminato il Ministero delle Donne, Uguaglianza razziale e Diritti umani. Visto che il Brasile è il quinto Paese più popoloso del mondo, questi eventi sono di grand eimportanza per tutti coloro che hanno a cuore l’uguaglianza e i diritti civili.
Speriamo che i senatori brasiliani rispettino il voto popolare del 2014, quando più di 100mila di persone hanno votato. Il Brasile è emerso da una dittatura appena 30 anni fa, e questi eventi possono ritardare il progresso in termini di inclusione sociale ed economica che il Paese ha intrapreso da decenni.
Il Brasile è una grande potenza nella sua regione ed è la principale forza economica dell’America Latina. Se questo attacco contro le sue istituzioni democratiche avrà luogo, le onde d’urto avranno un riverbero in tutta la regione.