In questi giorni la protezione civile è al lavoro, i volontari accorrono, la Regione e il governo si sono mossi. Solo il Parlamento è rimasto chiuso

Cosa possiamo fare noi lo leggiamo su tutti i giornali. I Vigili del Fuoco scavano. La Protezione Civile organizza. Le forze dell’ordine sono sul posto. Il Governo s’è mosso. La Regione Lazio si è mobilitata fin da subito. I sindaci piangono ma sono in mezzo alla loro gente. I volontari raccolgono i beni di prima necessità. I cittadini stanno rifornendo i centri di raccolta. La CEI (!) ha donato un milione di euro. Anche la magistratura ha già aperto l’inchiesta per verificare eventuali responsabilità.

E il Parlamento? Chiuso. Imperterrito nel suo sforzo di essere scollegato dalla realtà. Verificheremo, dicono i parlamentari twittando dalla spiaggia. Vigileremo, assicurano. Come, non ci è dato di saperlo, in effetti, visto che il Parlamento (e le sue Commissioni) dovrebbe essere il luogo della verifica, delle domande e delle risposte, dell’elaborazione di soluzioni a breve e lungo termine. Niente. Chiuso.

C’è un modo molto semplice per aiutare il Paese: svolgere il proprio ruolo nel modo migliore possibile, essere professionali nel senso alto dell’esercitare i propri valori con il proprio mestiere.

Se manca una persona cara l’italiano che fa? Torna. Nonostante l’agosto. A me sembra così banale.

Buon venerdì.

(Dopo una bella discussione con un amico impegnato in politica si è pensato che servirebbero sui territori, i parlamentari. Quindi: riaprite il Parlamento, mandiamoli in missione e verifichiamo le presenza. Va bene anche così.)