Le uscite del premier socialista sulla Marianne «nuda perché libera» sono un insulto alla repubblica e fanno a pugni con la storia. Quelle e le dimissioni del ministro dell'economia sono parte dei movimenti con cui molte figure importanti della sinistra cercano di conquistare spazio in vista delle primarie presidenziali di fine anno

Alzi la mano chi vuol fare il presidente dopo Hollande. Nel suo partito o nei pressi di esso in questo momento contiamo Emmanuel Macron, padre della riforma dell’economia molto contestata nei mesi scorsi, che si è dimesso dal suo incarico di ministro dell’Economia proprio oggi. Poi c’è Manuel Valls. Normale visto il disastro della presidenza attuale: Hollande, che pure nei prossimi giorni ha promesso un discorso importante, è tra i politici meno popolari della storia dell’universo. E il Front National, nei sondaggi e nell’urna, è ai massimi storici.

Sarà per questo che il capo del governo Valls non si lascia scappare occasione per dire cose di cui un politico di sinistra dovrebbe pentirsi. Dopo aver spiegato ai francesi che il divieto di burkini in spiaggia era una cosa lecita e dopo essere stato messo in riga da un giudizio dell’Alta corte francese, che sosteneva il contrario, oggi il premier spiega che la Marianne, il simbolo della Francia, ha il seno scoperto perché «sta nutrendo il popolo, perché è libera». La dichiarazione ha scatenato un putiferio. Giustamente.

Benone, prendiamo le questioni una per una. Marianne, il simbolo della Repubblica, è a seno nudo perché è libera. Peccato che, come ha fatto notare la storica Mathilde Larrere con questa bella serie di tweet qui sotto, l’immagine di Delacroix a cui si richiamava Valls non rappresenta Marianne, ma la libertà; la scelta di usare una donna era contrapposta al potere regale, maschile; si tratta di un’immagine che comunque riprende la iconografia classica di libertà non una scelta in qualche modo politica ma un canone artistico; le immagini della Marianne che tendono a prevalere sono due e ce n’è una più severa e una più rivoluzionaria, a seno scoperto – qualsiasi di esse ci piaccia di più, resta il fatto che la Marianne non è una, ma molte; con il succedersi delle repubbliche cambia l’iconografia. L’affermazione di Valls è quindi una sciocchezza dal punto di vista del contenuto. Come spiega lo storico Nicolas Lebourg a Liberatìon, ci sono due Marianne, ma il quadro è del 1830 mentre l’allegoria della Repubblica viene proclamata 18 anni più tardi. In fondo, a usare la Marianne, di questi tempi, è spesso il Front National, che un tempo usava solo Giovanna d’Arco.

Ma c’è qualcosa in più: il premier socialista con la sua affermazione sceglie di dire un altro paio di cose. La donna nuda è lì a svolgere il suo ruolo naturale: nutrire il popolo. Dicendo che è nuda perché libera, poi, Valls sottintende, un’altra volta, che le donne che scelgono liberamente (una, dieci, mille che siano) di coprirsi il capo o di vestire il burkini in spiaggia non lo siano. Pessima uscita, che si speiga solo con un calcolo elettorale. Fatto sta che in sala, riportano i giornali francesi, due ministri, Najat Vallaud Balkacem, 38enne nata in Marocco, ministra dell’istruzione, la prima donna a occupare quella posizione, e Marisol Touraine, ministro degli affari sociali, avevano l’aria un po’ sperduta e non battevano le mani.

L’idea di Valls sembra quella di proporsi come una figura che tiene insieme la sinistra e quel mal di pancia anti-islamico che però Marine Le Pen incarna già perfettamente e in forme tutto sommati digeribili e meno brutali e volgari di suo padre Jean Marie. Per questo rincorrerla è suicida. Lo è per Hollande, che flette i muscoli in materia di sicurezza e lo è per la nuova guerra culturale avviata da Valls.

Quanto a Macron, la notizia politica francese del giorno, ma ampiamente annunciata, lui e il suo movimento En Marche, si collocano più o meno al centro di un quadro politico francese piuttosto confuso. Più giovane, più moderno, più dinamico e meno politico è indubbiamente lui la figura nuova. Ma ha generato una risposta forte e dinamica da parte di chi ha contestato le sue politiche, dai sindacati a nuit debout, che magari non sono forti, ma servono a un presidente di sinistra per vincere.

A novembre si terranno le primarie repubblicane nelle quali si sfideranno due vecchi personaggi della politica francese:l’ex presidente Sarkozy e Alain Juppé, ex ministro, ex premier e sindaco di Bordeaux. Quelle di sinistra si dovrebbero tenere a dicembre, ma non è del tutto chiaro cosa saranno. Il PS era orientato a non fare primarie, ma i sondaggi indicano che quella è l’unica strada per dare slancio a una candidatura di sinistra. Gli altri partiti – Verdi e comunisti – prendere l’impegno a candidare il vincitore di primarie che non vogliono sia Hollande. Poi c’è Marine Le Pen.