«Non possono stare in strada, entro una settimana risolveremo», aveva detto Virginia Raggi non appena eletta sindaco di Roma. Ma i migranti di via Cupa continuano a dormire per strada. E continueranno a farlo. Il “no” del Comune di Roma è arrivato lunedì, dall’assessora alle Politiche sociali Laura Baldassarre: l’installazione della tendopoli promessa ai migranti del Baobab non si può fare, non ci sono i soldi. Il Comune non dispone di fondi e il terremoto nelle vicine città del Lazio, ha momentaneamente bloccato l’intervento della Protezione civile. Un’emergenza ha scalzato via un’altra emergenza.
La struttura, dopo la chiusura del centro Baobab a dicembre, avrebbe dovuto accogliere 150 delle 300 persone che ogni notte popolano via Cupa. Ma resta il nulla di fatto: «Passati tre sindaci e tre giunte, e con l’autunno alle porte, prendiamo atto che l’assessorato alle Politiche sociali alza bandiera bianca», commenta Roberto Viviani, volontario del centro. «Il Campidoglio non riesce ad allestire nemmeno una tendopoli capace di accogliere centocinquanta migranti».
In questo lungo anno qualche politico ha provato a dare man forte ai volontari, anche se soprattutto in campagna elettorale. Da dicembre scorso, Stefano Fassina prova a fare pressione sul Comune di Roma e sulla Regione Lazio che ha individuato una struttura, indicandola al Comune. Non resta che mettere a norma l’ex Istituto Ittiogenico donato dalle Ferrovie dello Stato al Comune, e i suoi mille metri quadri di superficie potrebbero risolvere il problema dell’accoglienza. «La struttura individuata dalla Regione è utilizzabile o no? Cosa ostacola l’utilizzo?», si chiede il leader di Sinistra italiana. «La giunta Raggi, dopo settimane di incontri con i rappresentanti del Baobab, rinvia il problema al governo nazionale. E noi porteremo il problema anche in Parlamento», annuncia Fassina.
A un mese dall’insediamento della nuova giunta, con i migranti ancora in strada, Left denunciava l’abbandono dei transitanti in via Cupa, che ancora oggi possono contare solo su volontari e privati cittadini. Il messaggio delle autorità sembra più chiaro che mai: “Everyone is welcome. Anzi no”, scriveva il direttore.
I percorsi che i migranti hanno fatto e fanno prima di attraversare il mare e sbarcare in Italia, sono rappresentati graficamente nella mappa interattiva che Medu ha presentato nei giorni scorsi basata sulle testimonianze raccolte dai suoi operatori nel lavoro di questi anni.