E così, senza sorprese, il sindaco Raggi e il suo Movimento manderanno all’assemblea capitolina una mozione che recita: «Coerentemente con quanto sempre sostenuto dal M5S si ritiene, anche a fronte di una approfondita analisi, che non sussistano le condizioni per proseguire nella candidatura della Città di Roma ai Giochi olimpici e paralimpici del 2024».
La prima cittadina romana oggi ha evitato di incontrarsi con il presidente del Coni Malagò, l’alfiere della candidatura dei Giochi. La richiesta di streaming dell’incontro avanzata dal capo dello sport italiano – che sa quanto populisti ci possa essere nell’avanzare le ragioni delle Olimpiadi a Roma ed è una vecchia volpe – era stata rifiutata dal sindaco. Avrebbe potuto accettare, che tanto poi l’incontro non si è tenuto.
A Londra, intanto, il primo cittadino Sadiq Khan partecipava al lancio di Euro2020, il torneo di calcio che si svolgerà in 13 Paesi per 13 città diverse e la cui finale sarà a Wembley. La formula di Euro2020 è interessante perché di fatto cancella la questione Paese ospitante, giro d’affari e così via. Gli stadi ci sono già, le città verranno invase solo per qualche giorno. Un po’ come per il Sei Nazioni di rugby, che vede nei weekend in cui si gioca a Roma, turisti-tifosi italiani, scozzesi, gallesi, inglesi e francesi prendere un volo low cost e passare il weekend lungo nella capitale, aggirandosi con il kilt o la maglia della nazionale.
Ma le notizie su questa vicenda non sono il punto. Il punto è la vicenda in sé, grottesca come non mai e, in fondo, priva di senso. Davvero qualcuno crede che il Cio, dopo gli scandali Fifa e il disastro di immagine e i ritardi a Rio de Janeiro, sia pronto ad assegnare le Olimpiadi a una città italiana che ha cambiato due sindaci in tre anni con il primo silurato dal suo stesso partito e che oggi ha una giunta che non riesce a formarsi?
Davvero qualcuno crede che il Cio, dopo che Roma è disseminata di piscine non finite e della città dello sport di Tor Vergata firmata Calatrava in costruzione da qualche anno nonostante fosse prevista per i mondiali di nuoto e si sapesse che non sarebbe mai stata finita in tempo, e con costi cresciuti a dismisura, sia così miope da assegnare le Olimpiadi a Roma?
Davvero qualcuno crede che il Cio assegnerebbe i Giochi del 2024 a una città che da almeno due anni a questa parte non è capace di decidere se davvero le piacerebbe ospitare i giochi stessi?
E infine, davvero qualcuno crede che una candidatura sostenuta da Malagò e Montezemolo, con un dossier che non convince nessuno. L‘ex assessore all’urbanistica di Marino, Caudo, che lavorò alla prima bozza di candidatura, lamenta di non vederne più il segno nell’attuale dossier preparato da Malagò; l’attuale assessore Berdini, in un’intervista video a corriere.it dice: «Potrebbero essere un’occasione se lasciassimo qualcosa di duraturo». Appunto. Il CIO, dopo i disastri di alcuni Giochi olimpici, le gallerie che impazzano sul web di tutto il mondo con le foto di impianti abbandonati, ha cambiato le linee guida che devono ispirare la candidatura olimpica di una città: meno grande evento, più effetto duraturo sull’impianto urbanistico e sociale.
Il dossier Malagò, chiamiamolo così, ha perso le caratteristiche che aveva quello Marino (chiamiamo così anche questo), in linea con la nuova idea di Giochi del Cio. Lasciamo stare la mangiatoia, i costi che crescono, le clientele. Facciamo finta che non esistano. Il problema è che i dirigenti dello sport nazionale e il loro comitato hanno un’idea vecchia e superata del grande evento. E che, anche per questo, con ogni probabilità (ma certo, la Fifa ha assegnato i Mondiali 2022 al Qatar), il comitato che si riunisce a Losanna per assegnare i Giochi del 2024 a una città, non assegnerebbe le Olimpiadi a Roma. A prescindere da quel che decide la giunta Raggi. Da mesi, forse, stiamo discutendo di nulla.