Contestazioni e proteste del #FertilityFake in tutta Italia. Bordata di critiche e proposte da Sinistra Italiana, Possibile e Associazione Coscioni. A Firenze oggi è il giorno del Sessoday

«Ministro Lorenzin si dimetta». Se non altro, il Fertility Day è riuscito a unire una bella fetta di voci, associazioni, movimenti e partiti. Tutti contro la campagna del Piano nazionale della fertilità dal sapore reazionario e lesiva dei diritti della donna, della coppia e anche della collettività, figli o non figli. L’ultimo episodio, l’opuscolo dall’immagine razzista su Stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità ne è una dimostrazione. I buoni, rappresentati da biondi e sorridenti giovanottoni, e i cattivi – in oscurità – raffigurati da un ragazzo di colore e altri più o meno “fricchettoni” che fumano spinelli.

Oggi, durante i primi appuntamenti del Fertility Day a Roma, si è svolta una dura contestazione al Piano del ministro Lorenzin da parte dei partecipanti al FertilityFake (qui l’elenco delle piazzela protesta promossa tra gli altri, da Cgil, Arci, Act, Artemisia, Rete della conoscenza, Anddos, Unite in rete, Libere tutte, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo, A Sud e Udi, Unione donne in Italia. «Nel Fertility Day parliamo di salute, poi c’è l’aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c’è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere», si è difesa Beatrice Lorenzin parlando oggi all’inaugurazione della tavola rotonda a Roma.

Sinistra Italiana ha presentato una mozione di censura nei confronti del ministro. «Temo che non basti: tolga il disturbo, e se non lo fa – ha detto Nicola Fratoianni del direttivo di Sinistra italiana – ci pensi il Presidente del Consiglio a farglielo fare. Stavolta non ci sono alibi di sorta». Anche Marisa Nicchi, sempre di Sinistra Italiana chiede le dimissioni del ministro «invece di licenziare il direttore della comunicazione ed usarlo come capro espiatorio»

Interviene anche chi di questi temi ne ha fatto oggetto di ricerca e di battaglia per tutelare i diritti delle donne. Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica invita al Congresso che si terrà a Napoli dal 30 settembre al 2 ottobre, dove si parlerà e si approfondirà la vasta problematica legata alla fertilità (qui il programma completo) e ricorda poi come il ministro Lorenzin non dica una cosa importante. E cioè che già la legge 40 prevede prevenzione e informazione sui temi della fertilità. «Abbiamo chiesto a gran voce in questi anni che fossero realizzate campagne informative su cosa sono le tecniche PMA, sulla prevenzione dell’infertilità, la preservazione della fertilità e sulla donazione dei gameti: non un solo giorno all’anno, ma con costanza per assicurare un’informazione il più possibile ampia». Chiaramente non è successo nulla. Anzi. Gallo aggiunge che «la comunicazione diffusa in questi giorni sul Fertility Day porta la firma di chi dopo anni si ostina a difendere i divieti della legge 40 che sono stati cancellati dalla Corte costituzionale». Insomma, nonostante il grande attivismo del ministero della Salute in realtà si alimenta ancora una «cultura che bolla come negative le opportunità che la scienza offre per superare problemi di salute come l’infertilità e la trasmissione di patologie genetiche».
«Chiedo quindi al Governo – continua Gallo – di garantire libertà e corretta conoscenza: diritti tutelati dalla nostra costituzione. E di intervenire affinché realmente in Italia siano garantite possibilità di lavoro non precario, vi siano più asili nido e scuole per l’infanzia, assistenza per una popolazione che invecchia e ai malati. Insomma: politiche efficaci di welfare e lavoro». Basta con la politica basata sulle discriminazioni e le colpevolizzazioni. «Non ci sono buoni e cattivi, ma cittadini da rispettare. Solo in un Paese che rispetti il diritto allo studio, al lavoro, alla famiglia, alla ricerca, potremo guardare al futuro anche con nuovi nati», conclude Filomena Gallo.

Anche Possibile mette in evidenza come l’Italia non sia un Paese per piccoli.
Ecco quali sono le proposte del partito di Civati. «Il nostro #fertilityday è la parità salariale sancita dall’articolo 37 della Costituzione, da perseguire attraverso la totale trasparenza e l’impossibilità di partecipare agli appalti pubblici per chi opera discriminazioni. È la riduzione dell’Iva sui prodotti e i beni per l’infanzia (pannolini, latte in polvere, biberon, eccetera), tassati al 22% come i beni di lusso, ma fare figli non può essere un lusso. Sono gli asili nido (anzi: che fine hanno fatto i mille asili nido proposti da Renzi?) e i congedi parentali per donne e uomini, è la possibilità di adottare più facilmente anche da parte di singoli e omosessuali, è la garanzia di poter accedere alla fecondazione assistita». Conclude Giuseppe Civati «Ci vorrebbe una cultura politica molto lontana da quella rappresentata dal ministro Lorenzin».

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A Firenze, infine, nel pomeriggio, dalle 16 alle 19 la contromanifestazione Sessoday, promossa dal Consiglio regionale e da Si Toscana (Sala Gigli Consiglio regionale). Paolo Sarti, oltre ad essere consigliere regionale eletto con Si Toscana è anche pediatra e fondatore del progetto Maschio per obbligo attivo nelle scuole. «Abbiamo pochi figli perché c’è una infertilità sociale che significa mancanza di asili, di lavoro, di prospettive per i giovani. Ma c’è anche anche infertilità culturale, un disvalore del fare i figli. Dobbiamo parlare di tutte queste cause. Non possiamo dire che siamo infertili perché magari non stiamo attenti a quello che si mangia», dice a Left riferendosi al Piano nazionale della fertilità di Lorenzin. «La campagna – continua – è stata condotta in maniera cattiva, le donne le hanno fatte sentire come apparati riproduttori e basta. Il documento, insomma, è pieno di incongruenze che vede solo l’aspetto della infertilità biologica».

E allora che cos’è Sessoday, qual è la prospettiva alternativa al Fertility Day?«Vogliamo richiamare il bisogno di fornire una cultura sessuale dei giovani che poi sarà quella che li farà scegliere di fare figli o no. Il problema è talmente vasto e complesso che non può essere banalizzato», sottolinea Sarti. Oggi quindi in Consiglio regionale, ci sarà una lettura da parte di Antonio Branchi di brani tratti dal libro Stai zitta e va’ in cucina (Bollati Borighieri) di Filippo Maria Battaglia. Poi seguiranno gli interventi responsabili dei Consultori giovani, consultori in piazza, dei centri antiviolenza, di Medici per i diritti umani, di coordinamenti Lgbt. Sarti tiene molto al problema della necessità di un cambiamento del ruolo maschile. «Riguarda non solo il disvalore dell’infertilità ma anche il problema della violenza sulla donne. I maschi vengono allevati con una cultura terribile. Per questo noi dobbiamo dare un contributo sulla cultura sessuale del giovane, compreso l’aspetto della salute riproduttiva. Ma con uno sguardo ben più ampio di quello mostrato dal ministro Lorenzin».

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.