Le abbiamo viste tante volte le fotografie scattate nei primi anni del ‘900 agli emigranti (più di 12 milioni persone fra il 1892 e il 1954) arrivati dall’Europa ad Ellis Island, tappa obbligata per chi voleva iniziare una nuova vita negli Stati Uniti d’America. [caption id="attachment_86303" align="aligncenter" width="732"]uploads-2016-9-30-ellisisland_14 1906 - "Donna rutena." Storicamente i ruteni abitavano il regno della Rus che ora è diviso in varie parti appartenenti ai moderni stati di lingua slava. La donna indossa un esempio di abito tradizionale ruteno che consisteva in una camicia e sottogonna di lino ricamata con motivi floreali tradizionali. La giacca senza maniche è invece realizzata con pelli di pecora cucite fra loro.[/caption] Questa volta però abbiamo l’opportunità di vedere gli scatti realizzati da Augustus Francis Sherman, impiegato a capo del registro immigrazione e appassionato fotografo, non più in bianco e nero ma a colori grazie al lavoro accurato di Jordan Lloyd di Dynamichrome. Per riuscire a rendere nella maniera più fedele possibile quello che doveva essere l’effettivo aspetto di queste persone Lloyd ha effettuato una serie di ricerche storiche che lo hanno portato ad approfondire i costumi tipici e le mode nazionali di ognuno di questi migranti. [caption id="attachment_86297" align="aligncenter" width="820"]uploads-2016-9-30-ellisisland_8 circa 1910 - "uomo bavarese". Indossa l'abito tradizionale tedesco conosciuto come "trachten", che presenta poi una serie di varianti a seconda della provenienza regionale. Nelle regioni alpine della Germania come la Baviera, vengono per esempio indossati, soprattutto nelle campagne, dei calzoni di pelle conosciuti come Lederhosen. La giacca grigia, conosciuta come un trachtenjanker, è realizzata in lana cotta (una lavorazione tipica delle zone alpine di lingua tedesca)  e decorata con bottoni in corno, spesso utilizzati dai cacciatori nella regione.[/caption] [caption id="attachment_86296" align="aligncenter" width="794"]uploads-2016-9-30-ellisisland_7 circa 1910 - "Soldato albanese"[/caption] L’effetto è suggestivo ed ogni immagine risulta carica come non mai di dettagli e particolari che regalano ancora più intensità alle foto, vero e proprio documento storico per raccontare un fenomeno che ha segnato un’epoca. Ad Ellis Island, tra la fine dell’ 1800 e l’inizio del ‘900, sbarcavano circa 5000 immigrati ogni giorno. [caption id="attachment_86298" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_9 1911 - "donna della Guadalupa" Il copricapo scozzese elaborato indossato da questa donna della Guadalupa si può far risalire al Medioevo, periodo in cui la città delle indie orientali di Madras era famosa per la sua produzione di cotone. A strisce e poi con i modelli sempre più elaborati, il tessuto di Madras è stato esportato e utilizzato come copricapo per poi essere influenzato nelle sue fantasie dagli scozzesi di stanza nell'India coloniale. La donna in foto infatti indossa un tartan Madras noto come "Madrasi checks", che diventò di moda anche fra i francesi quando occuparono i Caraibi. Come molti dei costumi tradizionali provenienti da tutto il mondo, la decorazione del copricapo in molti casi è indicativa dello stato coniugale di chi lo indossa.[/caption] [caption id="attachment_86304" align="aligncenter" width="820"]uploads-2016-9-30-ellisisland_15 1906 - "Ragazza dell' Alsazia-Lorena." Questa ragazza proviene dalla regione di lingua germanica dell'Alsazia, attualmente parte della Francia. Il grande fiocco, noto come schlupfkàpp, veniva indossato dalle donne non sposate, e indicava la religione di chi lo indossava: i protestanti indossavano nero, mentre i cattolici lo preferivano di colori vivaci.[/caption] Gli uomini e le donne ritratte spesso indossano i loro vestiti più belli, i costumi tradizionali del giorno di festa, stipati con cura fra i pochi oggetti personali che avevano portato con loro nelle valige di cartone che li avevano accompagnati attraverso l’Atlantico dalla loro patria alla terra promessa americana. [caption id="attachment_86293" align="aligncenter" width="774"]uploads-2016-9-30-ellisisland_4 1909 - "L'uomo danese". Dal 1750, la moda danese preferiva abbigliamenti semplici, con più decorazioni solo nel caso di occasioni speciali come matrimoni o la funzione in chiesa la domenica. I vestiti di solito erano realizzati in lana e lino da tessitrici danesi, questi materiali venivano scelti perché caldi e relativamente facili da acquisire. Tagli e modelli dipendevano in gran parte dalle regioni di provenienza, con una tavolozza limitata di colori che derivavano da procedimenti di tintura vegetale. Gli uomini spesso indossavano diverse camicie sotto la giacca, l'aggiunta di bottoni d'argento sulla giacca e di altri dettagli decorativi indicava la ricchezza e lo stato sociale di una persona.[/caption] [caption id="attachment_86292" align="aligncenter" width="741"]uploads-2016-9-30-ellisisland_3 circa 1910 - "Pifferaio rumeno." Indossa il cojoc, un cappotto di montonecon maniche ricamate, che è molto più semplice rispetto alla versione utilizzata dai pastori, e che lo rende più pratico e adatto al lavoro, anche il cappello senza decorazione e di paglia ci suggerisce che l'uomo appartiene alla classe operaia. Il gilet, conosciuto come un pieptar, è indossato sia da uomini che da donne, i gilet più piccoli venivano fatti dalla pelle di agnello invece che da quella di pecora.[/caption] [caption id="attachment_86291" align="aligncenter" width="777"]uploads-2016-9-30-ellisisland_2 circa 1910 "Uomo algerino"[/caption] Gli scatti di Sherman furono apprezzati già all’epoca per il loro valore estetico e informativo tanto che già nel 1907 il National Geographic scelse di pubblicarli. Soprattutto costituiscono un documento antropologico di inestimabile valore se si considera che oggi più di un terzo dei cittadini statunitensi può vantare degli antenati che giunsero in America proprio passando da Ellis Island. [caption id="attachment_86305" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_16 circa 1910 - Donna Lappone. Indossa il Gákti il costume tradizionale della popolazione Sami che abita le regioni dell'Artico e del nord della Norvegia.[/caption] [caption id="attachment_86294" align="aligncenter" width="767"]uploads-2016-9-30-ellisisland_5 circa 1910 - Donna tedesca.[/caption] [caption id="attachment_86300" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_11 circa 1910 - donna italiana con costume tradizionale[/caption] In totale si tratta di circa 130 scatti che verranno inseriti all’interno del libro The Paper Time Machine, un progetto fotografico che sta raccogliendo finanziamenti in crowdfunding per dare alle stampe un volume capace di riportarci con le sue immagini nel passato proprio come se avessimo accesso a una macchina del tempo. Potete donare qualcosa e accaparravi il volume qui [caption id="attachment_86301" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_12 1906 - Pastore rumeno[/caption] [caption id="attachment_86299" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_10 1911 - "ragazzo Hindoo"[/caption] [caption id="attachment_86302" align="aligncenter" width="819"]uploads-2016-9-30-ellisisland_13 circa 1910 - uomo cosacco[/caption] Le immagini fanno tutte parte della collezione della New York Public Library © AUGUSTUS FRANCIS SHERMAN/NEW YORK PUBLIC LIBRARY & JORDAN LLOYD/DYNAMICHROME

Le abbiamo viste tante volte le fotografie scattate nei primi anni del ‘900 agli emigranti (più di 12 milioni persone fra il 1892 e il 1954) arrivati dall’Europa ad Ellis Island, tappa obbligata per chi voleva iniziare una nuova vita negli Stati Uniti d’America.

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1906 – “Donna rutena.” Storicamente i ruteni abitavano il regno della Rus che ora è diviso in varie parti appartenenti ai moderni stati di lingua slava. La donna indossa un esempio di abito tradizionale ruteno che consisteva in una camicia e sottogonna di lino ricamata con motivi floreali tradizionali. La giacca senza maniche è invece realizzata con pelli di pecora cucite fra loro.

Questa volta però abbiamo l’opportunità di vedere gli scatti realizzati da Augustus Francis Sherman, impiegato a capo del registro immigrazione e appassionato fotografo, non più in bianco e nero ma a colori grazie al lavoro accurato di Jordan Lloyd di Dynamichrome. Per riuscire a rendere nella maniera più fedele possibile quello che doveva essere l’effettivo aspetto di queste persone Lloyd ha effettuato una serie di ricerche storiche che lo hanno portato ad approfondire i costumi tipici e le mode nazionali di ognuno di questi migranti.

uploads-2016-9-30-ellisisland_8
circa 1910 – “uomo bavarese”. Indossa l’abito tradizionale tedesco conosciuto come “trachten”, che presenta poi una serie di varianti a seconda della provenienza regionale. Nelle regioni alpine della Germania come la Baviera, vengono per esempio indossati, soprattutto nelle campagne, dei calzoni di pelle conosciuti come Lederhosen. La giacca grigia, conosciuta come un trachtenjanker, è realizzata in lana cotta (una lavorazione tipica delle zone alpine di lingua tedesca)  e decorata con bottoni in corno, spesso utilizzati dai cacciatori nella regione.

uploads-2016-9-30-ellisisland_7
circa 1910 – “Soldato albanese”

L’effetto è suggestivo ed ogni immagine risulta carica come non mai di dettagli e particolari che regalano ancora più intensità alle foto, vero e proprio documento storico per raccontare un fenomeno che ha segnato un’epoca. Ad Ellis Island, tra la fine dell’ 1800 e l’inizio del ‘900, sbarcavano circa 5000 immigrati ogni giorno.

uploads-2016-9-30-ellisisland_9
1911 – “donna della Guadalupa” Il copricapo scozzese elaborato indossato da questa donna della Guadalupa si può far risalire al Medioevo, periodo in cui la città delle indie orientali di Madras era famosa per la sua produzione di cotone. A strisce e poi con i modelli sempre più elaborati, il tessuto di Madras è stato esportato e utilizzato come copricapo per poi essere influenzato nelle sue fantasie dagli scozzesi di stanza nell’India coloniale. La donna in foto infatti indossa un tartan Madras noto come “Madrasi checks”, che diventò di moda anche fra i francesi quando occuparono i Caraibi. Come molti dei costumi tradizionali provenienti da tutto il mondo, la decorazione del copricapo in molti casi è indicativa dello stato coniugale di chi lo indossa.

uploads-2016-9-30-ellisisland_15
1906 – “Ragazza dell’ Alsazia-Lorena.” Questa ragazza proviene dalla regione di lingua germanica dell’Alsazia, attualmente parte della Francia. Il grande fiocco, noto come schlupfkàpp, veniva indossato dalle donne non sposate, e indicava la religione di chi lo indossava: i protestanti indossavano nero, mentre i cattolici lo preferivano di colori vivaci.

Gli uomini e le donne ritratte spesso indossano i loro vestiti più belli, i costumi tradizionali del giorno di festa, stipati con cura fra i pochi oggetti personali che avevano portato con loro nelle valige di cartone che li avevano accompagnati attraverso l’Atlantico dalla loro patria alla terra promessa americana.

uploads-2016-9-30-ellisisland_4
1909 – “L’uomo danese”. Dal 1750, la moda danese preferiva abbigliamenti semplici, con più decorazioni solo nel caso di occasioni speciali come matrimoni o la funzione in chiesa la domenica. I vestiti di solito erano realizzati in lana e lino da tessitrici danesi, questi materiali venivano scelti perché caldi e relativamente facili da acquisire. Tagli e modelli dipendevano in gran parte dalle regioni di provenienza, con una tavolozza limitata di colori che derivavano da procedimenti di tintura vegetale. Gli uomini spesso indossavano diverse camicie sotto la giacca, l’aggiunta di bottoni d’argento sulla giacca e di altri dettagli decorativi indicava la ricchezza e lo stato sociale di una persona.

uploads-2016-9-30-ellisisland_3
circa 1910 – “Pifferaio rumeno.” Indossa il cojoc, un cappotto di montonecon maniche ricamate, che è molto più semplice rispetto alla versione utilizzata dai pastori, e che lo rende più pratico e adatto al lavoro, anche il cappello senza decorazione e di paglia ci suggerisce che l’uomo appartiene alla classe operaia. Il gilet, conosciuto come un pieptar, è indossato sia da uomini che da donne, i gilet più piccoli venivano fatti dalla pelle di agnello invece che da quella di pecora.

uploads-2016-9-30-ellisisland_2
circa 1910 “Uomo algerino”

Gli scatti di Sherman furono apprezzati già all’epoca per il loro valore estetico e informativo tanto che già nel 1907 il National Geographic scelse di pubblicarli. Soprattutto costituiscono un documento antropologico di inestimabile valore se si considera che oggi più di un terzo dei cittadini statunitensi può vantare degli antenati che giunsero in America proprio passando da Ellis Island.

uploads-2016-9-30-ellisisland_16
circa 1910 – Donna Lappone. Indossa il Gákti il costume tradizionale della popolazione Sami che abita le regioni dell’Artico e del nord della Norvegia.

uploads-2016-9-30-ellisisland_5
circa 1910 – Donna tedesca.

uploads-2016-9-30-ellisisland_11
circa 1910 – donna italiana con costume tradizionale

In totale si tratta di circa 130 scatti che verranno inseriti all’interno del libro The Paper Time Machine, un progetto fotografico che sta raccogliendo finanziamenti in crowdfunding per dare alle stampe un volume capace di riportarci con le sue immagini nel passato proprio come se avessimo accesso a una macchina del tempo. Potete donare qualcosa e accaparravi il volume qui

uploads-2016-9-30-ellisisland_12
1906 – Pastore rumeno

uploads-2016-9-30-ellisisland_10
1911 – “ragazzo Hindoo”

uploads-2016-9-30-ellisisland_13
circa 1910 – uomo cosacco

Le immagini fanno tutte parte della collezione della New York Public Library
© AUGUSTUS FRANCIS SHERMAN/NEW YORK PUBLIC LIBRARY & JORDAN LLOYD/DYNAMICHROME