“Io ho parlato di quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria gender”, così ha detto papa Bergoglio a un giornalista di Repubblica qualche giorno fa. Il papa si riferiva allo “spettro” che minaccerebbe, secondo i cattolici più integralisti, le scuole italiane: la famigerata teoria gender. Verrebbe introdotta a scuola “per cambiare la mentalità”, dice il papa, “una colonizzazione ideologica”, conclude, riferendosi a un racconto fattogli dal padre francese di un bambino di dieci anni.
Questa frase ha fatto sollevare la ministra dell’istruzione francese Najag Vallaud-Belkacem, che si è detta «addolorata» per le parole «superficiali e infondate» di papa Francesco sulla teoria dei gender. Anche Bergoglio, afferma la ministra, è stato vittima della disinformazione portata avanti da questi integralisti.
E l’Italia? La ministra Giannini un anno fa proprio rispondendo alle critiche del fronte cattolico integralista aveva escluso che nella scuola italiana fosse previsto con la legge 107 l’insegnamento della teoria gender. Anzi, aveva parlato di “truffa culturale” a proposito delle montature operate dal fronte anti-gender. Il 2015, ricordiamo, era stato segnato dalla decisione del sindaco di centrodestra di Venezia Luigi Brugnaro di togliere dalle scuole dell’infanzia 49 libri che secondo lui sarebbero stati nocivi ai bambini, perché affrontavano temi da “affrontare in famiglia”; tra questi anche capolavori come Il piccolo blu e il piccolo giallo del grande artista Leo Lionni.
In questo scenario, tra le frasi del papa e il fronte integralista cattolico che soffia contro l’educazione sessuale o di genere a scuola, salta agli occhi che è proprio questa, l’educazione sessuale, che manca. La ministra Giannini il 9 settembre in occasione di un incontro pubblico a Milano ha annunciato che a metà ottobre sarebbero arrivate le linee guida che concretizzano il punto della 107 che non va giù ai cattolici integralisti: il comma 16 dell’art.1. Queste poche righe prevedono: “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Inoltre già la legge 119 del 2013 contro le violenza di genere prevedeva per il personale docente “l’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto della diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”.
L’Italia è l’unico paese (oltre la Polonia e la Bulgaria) a non aver introdotto l’insegnamento dell’educazione sessuale o affettiva nelle scuole. Ci sono Paesi del Nord Europa che l’hanno fatto già negli anni 60. Eppure una proposta di legge c’è, e sta facendo passi avanti. Ma la ministra Giannini pare che non se ne sia accorta. “Vedremo come saranno le linee guida quando saranno presentate, ma dall’annuncio che ha fatto la ministra mi dispiace che lei abbia specificato che non sarà ‘un’ora di…’”, dice Celeste Costantino, deputata di Sinistra italiana e prima firmataria di una proposta di legge che prevede in tutte le scuole del primo e secondo ciclo un’ora dedicata all’educazione sentimentale. Giannini, in realtà ha detto, come riporta il Corriere della Sera: «Non sarà un insieme di regole e prescrizioni ma un’onesta e utile rassegna di come questi temi debbano entrare nelle classi». Non «un’ora di…».
“Il riferimento alla mia legge è chiara, anche perché è l’unica proposta in campo”, commenta la deputata. Intanto, l’iter è partito, in estate il testo è stato incardinato in commissione Istruzione e Cultura, ci sono state le audizioni che i partiti avevano richiesto: dalle associazioni che già hanno promosso questa attività ai dirigenti scolastici, dalle associazioni Pro life ai sindacati e psicologi. “Abbiamo ascoltato tutti. Adesso si costituirà un comitato ristretto dei rappresentanti delle forze politiche per velocizzare l’iter e per arrivare a un testo base con tutte le proposte che saranno presentate e poi inizierà la presentazione degli emendamenti, il voto e poi l’arrivo in aule”.
Celeste Costantino si dice ottimista, anche “perché si è aperta in commissione una discussione di carattere culturale, il confronto che speravo avvenisse”.
La ministra Giannini in realtà il testo della proposta di legge lo conosce. Perché quando dopo la nomina si è presentata in Commissione Istruzione e cultura, la deputata di Sinistra italiana le aveva chiesto se fosse disposta a introdurre l’educazione sentimentale nelle scuole e la ministra “mi disse di essere assolutamente favorevole, che bisognava fare in modo che diventasse un insegnamento organico strutturale nella scuola e poi assicurò che c’erano i finanziamenti perché fosse estesa a tutti gli istituti senza creare distinzioni di serie A e B, andando al di là dell’autonomia scolastica”, ricorda Costantino. Poi cosa è avvenuto? “Si è impantanato tutto quando nella discussione per le unioni civili è tornato a bomba questo tema del gender, allora lì si è creato un corto circuito”, continua la deputata. Ora però l’iter è ripreso e ci sono buone speranze.
La ministra Giannini nel suo annuncio sulle linee guida per l’educazione sessuale ha anche detto che si rispetterà l’autonomia scolastica, senza imporre nulla. “Ma così è come ritornare al punto di partenza, se non si prevede un piano strutturale. Cosa a cui io credo molto. Per questo motivo sono stata criticata anche da ambienti femministi sulla scelta appunto di aver individuato l’ora”. La proposta di legge considera anche la formazione dei docenti, perché “la scuola deve farsene veramente carico, non può essere una promozione generica dell’educazione sessuale o sentimentale come io preferisco chiamarla”.
E la dichiarazione del papa sulla teoria gender? “Mi ha fatto impressione l’uso della parola cattiveria. Il Papa ha anche il compito di tenere unita una comunità, che è variegata, ci sono anche i cattolici progressisti. Questa parola cattiveria non rientra nel linguaggio che aveva adottato finora per modernizzare il suo mondo, lla Chiesa”.