La bomba peggiore la Pinotti se la sta fabbricando in casa, nel suo ufficio tetro di quel ministero in cui da sempre si scambia l’opportunità del silenzio con un’omertà che fa comodo a chi governa e solo a loro: la ministra alla Guerra balbetta qualcosa mentre dalla Procura di Brescia escono i numeri impressionanti di ordigni fabbricati in Italia e impacchettati per essere sparati sullo Yemen colpendo, al solito, anche qualche civile cha passeggia sulla strada sbagliata.
Lei, la ministra più silenziosa del West, si difende dicendo che l’azienda che fabbrica armi ha base in Germania e quindi le carte sono a posto. Sembrerebbe una barzelletta se non fosse che nel caso in cui davvero le cose stiano come pensano in molti (Amnesty International Italia, Rete Italiana per il Disarmo e la magistratura, tanto per citarne qualcuno vedi qui) si tratterebbe di sbadataggine criminale.
Criminale? Vedo già qualcuno crucciarsi. E allora lo riscrivo: criminale e illegale. Illegale perché contro la legge italiana (e le convenzioni ONU) e criminale perché l’oppressione dei sauditi sugli sciiti dello Yemen è figlia di un intervento militare che non è mai stato autorizzato dalle Nazioni Unite, se non addirittura condannato.
Il dubbio di contribuire alla morte di civili dovrebbe far rizzare i capelli a tutti: opposizione, populisti, patrioti, sinistri e destri dovrebbero bussare alla porta del ministero finché non apra qualcuno per dire qualcosa di sensato e significativo. E invece lei, la Pinotti, si gode la distrazione di un Paese concentrato più sulla legge elettorale rispetto alle persone e può permettersi, beata lei, di minacciare querele a chi pone le domande che non le garbano. Poveri noi.
È vero che, viste le frequentazioni della Pinotti, con una querela comunque alla fine ci andrà bene. Ce la caviamo con poco.
Risponda, Pinotti. Risponda.