Si discute tanto di riforme costituzionali, di come snellire la macchina dello Stato, si annunciano grandi opere come il ponte sullo Stretto, ma non si riesce a fare una legge che introduca in Italia il reato di tortura. È così, i diritti civili, quelli vissuti e sofferti nella carne e nella psiche delle persone, passano in secondo piano rispetto ai “grandi” problemi. Eppure ci vorrebbe veramente poco. Anzi, dovrebbe essere una tendenza “naturale” dei politici quella di difendere e tutelare la dignità dell’essere umano, di chi si trova in una situazione di debolezza e di impotenza. Invece la legge è ancora nella fase di stallo.
L’ultima seduta al Senato, il 19 luglio, aveva visto l’opposizione del centrodestra, Gasparri e Giovanardi in prima fila. Lo stesso ministro Alfano in più occasioni pubbliche non ha mancato di spendere parole a favore delle forze dell’ordine, proprio su questo tema. Fatto sta che il disegno di legge che aveva come primo firmatario Luigi Manconi è tornato in Commissione giustizia e non se ne è saputo più nulla. Il capogruppo Pd Zanda aveva preso l’impegno di far tornare il testo in aula, ma è tutto fermo. Forse, chissà, il presidente del Consiglio Renzi attende il passaggio delle “forche caudine” del referendum del 4 dicembre e nell’attesa forse è meglio non far irritare troppo il centrodestra ma soprattutto il Ncd di Alfano.
Domani alle 10 si terrà un sit-in proprio in piazza Montecitorio promosso da Antigone, proprio per riportare all’attenzione pubblica e dei politici il silenzio assordante sul disegno di legge.
L’Italia ha ratificato la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite nel 1988, quasi trent’anni fa. Ne sono passati 25 da quando il Parlamento ha cercato di inserire il reato di tortura all’interno dell’ordinamento penale italiano, ma non c’è mai stato accordo tra le forze politiche. Eppure l’Europa ci chiede l’introduzione del reato e più volte siamo stati richiamati da istituzioni europee. Esemplare a riguardo è stata la sentenza della Corte di diritti umani Europea di Strasburgo che ha condannato l’Italia, nell’aprile del 2015, per il pestaggio della polizia nei confronti dei manifestanti durante l’irruzione alla scuola Diaz al G8 di Genova del 2001. Il ricorso fu presentato da Arnaldo Cestaro, manifestante veneto all’epoca 62enne. Nella sentenza si leggono queste parole a proposito del blitz delle forze dell’ordine fatto con: “intento punitivo, di rappresaglia, per provocare l’umiliazione e la sofferenza psichica e morale delle vittime”. Nonostante le condanne, i colpevoli, non sono punibili per le torture, visto che nel nostro ordinamento non esiste il reato.
All’inizio di questa legislatura sembrava che qualcosa si fosse mosso: la proposta di legge aveva iniziato il suo iter parlamentare. Approvata al Senato nel marzo 2014, poi fu approvata alla Camera, proprio sull’onda della condanna dell’Italia per le torture nella scuola Diaz da parte della Cedu, nell’aprile del 2015. Il testo, qui modificato, fu spedito nuovamente al Senato dove però è stato affossato.
Domani in piazza Montecitorio con Antigone e le tante associazioni che hanno aderito (Amnesty, Arci, A buon diritto, Acat Italia, Cittadinanzattiva, Magistratura democratica, Giuristi democratici ecc.) ci saranno anche Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo che oltre ad aver seguito il caso di Stefano Cucchi, ha portato nelle aule di giustizia la richiesta di verità per altre persone che sono morte mentre erano affidati alle forze dell’ordine.
«Non so se faremo in tempo a introdurre il reato di tortura entro il 2016, vedo un panorama grigio e penso che ci sia bisogno di una presa di posizione forte e netta», aveva detto qualche giorno fa Ilaria Cucchi a Pisa per l’Internet Festival. La petizione Contro ogni tortura: l’Italia approvi la legge entro il 2016 che ha lanciato su Change.org ha superato i 238mila sostenitori. «Sono rimasta sorpresa dal modo in cui le persone hanno accolto la nostra iniziativa», ha detto, sottolineando come da parte dell’opinione pubblica, l’introduzione del reato di tortuna sia ormai condivisa e anzi, attesa. « I politici sembrano non accorgersi che sempre più persone non vogliono far finta di niente. Forse – ha concluso Ilaria Cucchi – avere l’introduzione entro il 2016 è un’utopia ma dobbiamo continuare a combattere per l’introduzione del reato di tortura». Domani sarà un primo momento per ricordarlo ai politici.