Due discorsi a pochi minuti l’uno dall’altro. Uno destinato a essere riprodotto all’infinito nelle tre settimane e mezzo che ci separano dal martedì elettorale, l’altro destinato a essere ripetuto nei prossimi giorni in nuovi comizi, con l’idea di far passare il concetto che le rivelazioni sulle molestie sessuali commesse da Trump non sono che “falsità inventate dai media”. Un confronto a distanza tra Michelle Obama, che ha pronunciato un discorso emozionato e rivolto direttamente alle donne americane e un Donald Trump dal fare gladiatorio. Il giorno dopo la pubblicazione da parte del New York Times di tre testimonianze di donne che raccontavano di avere subito molestie di vario ordine e grado da parte di Donald Trump la posizione del candidato repubblicano è sempre più scomoda, ma la scelta fatta resta coerente con la strategia elettorale delle ultime settimane: respingere le accuse come complotti, contrattaccare, mordere. Testosterone e postura da gladiatore. Perfetto per il pubblico dei comizi e per l’elettorato maschio bianco, meno per quelle donne il cui voto i repubblicani non si possono permettere di perdere. Che già, in quella metà dell’elettorato, sono in minoranza.
La catena di rivelazioni relative a Donald Trump, cominciate con le accuse dell’ex miss Universo Alicia Machado di averle mancato di rispetto in ogni modo ha aperto un vaso di Pandora. La valanga di molestie, battute a sproposito, racconti di comportamenti eccessivi o irrispettosi denunciati da donne di tutte le età sta erodendo il consenso nei confronti del candidato repubblicano. Che non aveva bisogno di nuove difficoltà.
Il discorso di Trump si riassume in poche battute: «Bugie e falsità da parte di media che già sono stati smentiti mille volte, bugie, bugie, bugie…i Clinton sono dei criminali». Niente di nuovo sotto il cielo.
Quello che è destinato a fare un po’ epoca e che molti commentatori – un complotto anche questo – stanno definendo con iperboli di ogni tipo è il discorso di Michelle Obama. Che era già stata la figura più forte emersa dalla convention democratica di Philadelphia. Il discorso di Michelle tocca nodi cruciali ed è in qualche modo una spiegazione possibile del perché tante donne stiano parlando solo adesso delle molestie di Trump. L’audio rubato nel quale il miliardario newyorchese e star dei reality spiega che lui con le donne fa quel che vuole e la pioggia di reazioni furiose che ha scatenato ha forse incoraggiato altre donne a ricordare quanto capitato loro o, se così si può dire, ha fatto loro realizzare quanto la condotta di Trump non sia normale, non sia accettabile. E le ha fatte parlare. Se il miliardario vive negli anni ’50, le donne americane, la maggioranza tra queste, non vivono più in quell’epoca.
Nel suo discorso Michelle parla senza freni e vola alto e parla proprio della vergogna, della difficoltà, del tenere la testa bassa e far fina di nulla. Che si tratti dei media scatenati a caccia di donne molestate da Trump, di tempi sospetti (ovvero dell’aver tenuto a freno queste testimonianze fino a pochi giorni dal voto), il fatto è che queste donne racontano la loro storia. E non lo fanno a caccia di fama, come sostiene qualche sostenitore televisivo di Trump.
Il discorso di Michelle Obama è perfetto proprio per questo.
«Abbiamo celebrato la giornata delle bambine, parlando delle aspirazioni delle ragazze nel mondo, che affrontano sfide dolo se decidono di andare a scuola…la civiltà di una società si misura da come tratta le sue ragazze…quello era martedì e oggi mi trovo a parlare di un candidato che nella sua campagna ha detto cose disgustose…mi piacerebbe qui fare il solito discorso elettorale, non possiamo mettere queste cose sotto il tappeto…non erano chiacchiere da spogliatoio ma le parole di un uomo potente che si vanta di molestare donne…i commenti sul nostro corpo, l’idea che tu possa fare quel che vuoi del nostro corpo…è quella sensazione di disgusto di quando cammini per strada facendo i fatti tuoi e qualcuno dice qualcosa sul tuo corpo, ti si avvicina troppo, ti guarda tropo a lungo e ti fa sentire a disagio nella tua stessa pelle…ci ricorda di storie di donne che ci raccontavano le nostre madri e nonne sul posto di lavoro…pensavamo che quella fosse storia, ma rieccoci qui, a dover ascoltare le stesse cose nel 2016»
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