Grazie, Michele Serra. Sì, davvero grazie. Perché se non avesse scritto quella sua Amaca ieri su Repubblica, il dibattito alla festa della Costituzione ieri pomeriggio a Roma con Massimo Villone, Ignazio Marino e Ilaria Bonaccorsi non sarebbe stato così efficace. E così necessario per far comprendere cosa sia veramente la democrazia. “.. ci sono materie che competono gli esperti e i nostri rappresentanti eletti – scriveva Serra riferendosi alla questione “difficile” del referendum – e chiedere alla casalinga di Voghera e al barista di Trani di pronunciarsi sul bicameralismo imperfetto è puro sadismo”, aggiungendo di essere “un antireferendario”.
Ricordiamo che la casalinga di Voghera è una definizione uscita 50 anni fa da un’inchiesta Rai per indicare un “prototipo” di donna poco colta e incapace di spiegare il significato di alcune parole che allora, guarda un po’, erano “leader” “scrutinio” e “referendum”! Il barista di Trani invece non sembra abbia ascendenze così gloriose. Ma ai due modelli di cittadini “beoti”, con un aggettivo usato dallo storico Emilio Gentile per definire le folle dominate dai capi, il direttore di Left ha aggiunto un’altra categoria, questa volta “alta”: l’ingegnere che si chiede “ma perché tanta agitazione sul voto per il Senato?”.
Il costituzionalista Massimo Villone ha risposto così a Serra: “Il peccato della democrazia sarebbe quindi che votano tutti, e allora torniamo a prima della Rivoluzione francese: o tagliamo le teste o tagliamo il diritto di voto!”. La tentazione – anche a sinistra – di tornare alle elezioni per censo o grado di istruzione è uno spettro che ieri sera è stato confutato dall’impegno e dalla concretezza con cui il costituzionalista e l’ex sindaco di Marino, hanno spiegato perché votare no alla revisione costituzionale. E non è vero che la riforma non interessi la casalinga di Voghera e il barista di Trani: la vita di ognuno, dalle tasse al diritto alla salute, dai trasporti alla scuola, è segnata dalla modifica della parte seconda della Costituzione.
Le risposte alle domande puntuali di Ilaria Bonaccorsi – nel secondo incontro che ha visto Left protagonista, dopo quello di venerdì – sono state di “esperti” che si mettono al servizio della comunicazione e del dibattito politico, nell’interesse di tutti i cittadini, senza fare distinzioni di serie A e B, ingegneri compresi. Una riforma che serve a mettere il bavaglio alla minoranza interna del pd e alle comunità locali, un Parlamento non disponibile all’ascolto dei cittadini nel fare le leggi, un Senato che sarà eletto nel silenzio, come è accaduto una settimana fa per le città metropolitane, insomma, un “disegno di normalizzazione” del Parlamento e del Paese, ecco cosa ci aspetta.
Un Paese dove la democrazia rischia veramente, nel senso che viene meno ogni tentativo di uguaglianza anche solo nei saperi, perché se già adesso chi si dichiara di sinistra e si schiera per il sì, considera una fetta di cittadini esclusa a priori dal dibattito sulla “riforma”, figuriamoci dopo, nel caso passasse il ddl Renzi-Boschi.