Dopo Fukushima, in Giappone le elezioni regionali sono state banco di prova per il dibattito sull'energia nucleare. La risposta sembra essere chiara

Vi ricordate Fukushima? Il più grave disastro nucleare dopo Chernobyl causato, nel 2011, dalla centrale giapponese della Tepco di cui ormai non si parla più, come se i suoi effetti fossero spariti assieme alla rilevanza mainstream della notizia?

Ebbene, i cittadini della prefettura di Niigata, nel cui territorio ha sede la più grande centrale nucleare del mondo, anch’essa proprietà della Tokyo Elettric Power Company, hanno appena eletto un governatore anti-nuclearista.

Il neoeletto Ryuichi Yoneyama, ha dichiarato chiaro e tondo che il sito di Kashiwazaki-Kariwa non riaprirà. Medico radiologo, 49 anni, candidato indipendente appoggiato dai partiti di sinistra anti-nucleari, Yoneyama, ha trionfato domenica scorsa col 53,2 per cento dei voti contro il rivale 67enne candidato del partito di maggioranza Liberal Democratic party (LDP), Tamio Mori, proprio grazie alla sua salda e dichiarata posizione anti-nucleare: «Come ho promesso a tutti voi, nelle circostanze attuali in cui non siamo in grado di proteggere la vostra vita e il vostro modo di vivere, dichiaro chiaramente che non posso approvare un riavvio della centrale».

Un risultato che sarà un danno per i piani di politica energetica del governo del premier Shinzo Abe, che punta proprio sulla riattivazione del sito che prima soddisfaceva il 30 per cento del fabbisogno elettrico nazionale. L’impianto di Kashiwazaki-Kariwa è il più grande del mondo, con sette reattori e una capacità di 8 gigawatt. Attualmente, solo due su 48 dei reattori del Paese sono in funzione. La riattivazione sarebbe dunque, stando al governo, fondamentale per il rilancio dell’economia giapponese.

Ma il neo governatore ha osservato che la Tepco non ha i mezzi per impedire, dopo ciò che è successo a Fukushima, il diffondersi del cancro alla tiroide nei bambini, non avendo previsto, ai tempi, un solido piano di evacuazione (il primo giorno vennero evacuate solo 1000 persone nel raggio di 3 km). I vertici dell’azienda sono attualmente sotto processo per negligenza e concorso in disastro nucleare, con le accuse di non essere intervenuti in maniera adeguata, ed aver preso contromisure volte a evitare l’incidente, pur essendo al corrente dei rischi legati a un evento naturale di vasta portata.

Come scritto nel rapporto di Greenpeace Nuclear Scars del marzo di quest’anno: «I disastri di Chernobyl e Fukushima hanno distrutto il mito che questa fonte di energia sia sicura, economica e affidabile »

epa04412871 Protesters take part in an anti-nuclear power demonstration in Tokyo, Japan, 23 September 2014. Two reactors at the Sendai power plant, operated by Kyushu Electric, in Japan, passed new safety standards on 10 September, for the first time since the nuclear disaster at Fukushima three and a half years ago. The move brings Japan closer to restarting domestic nuclear power generation after the government shut down all of its nuclear plants in the wake of the reactor meltdown at Fukushima, which followed an earthquake and tsunami in March 2011. EPA/KIYOSHI OTA
Protesta nucleare a Tokyo (EPA/KIYOSHI OTA)

Queste elezioni sono state banco di prova dell’opinione pubblica rispetto alla politica nucleare, e occasione di riaprire il dibattito sulle centrali, ponendo nuovamente la questione – assieme alla Tepco e al politica governativa di Abe – sotto i riflettori. La vittoria di Yoneyama è un nuovo duro colpo alla Tokyo Elettric Power Company. La principale compagnia elettrica del Giappone, nel frattempo passata sotto controllo statale, all’apertura stamattina dei mercati ha visto le sue azioni scendere dell’8 per cento.
La risposta dunque sembrerebbe essere chiara.

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.