Barcelona, Zaragoza, Rivas-Vaciamadrid, Estocolmo, París, Lesbos, Pamplona. E anche i Comuni italiani di Camini e Acquaformosa. Il 18 ottobre, a Bruxelles, si sono dati appuntamento in 160 da 19 città di 13 Paesi europei con una domanda madre: quali risposte dalle città alla crisi dei rifugiati?

Un appello alla solidarietà da parte delle istituzioni locali per promuovere iniziative in tutto il mondo e promuovere il dialogo tra le città e le organizzazioni che ospitano i profughi. È questo Solidacities. Perché, anche se gli Stati membri non lo fanno, le città hanno il compito di affrontare la più grave crisi umanitaria che si sia conosciuta dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Barcelona, Zaragoza, Rivas-Vaciamadrid, Stoccolma, Parigi, Lesbos, Pamplona, Salonicco. E anche i Comuni italiani di Riace, Camini e Acquaformosa. Il 18 ottobre, a Bruxelles, si sono dati appuntamento in 160 da 19 città di 13 Paesi europei, inclusi 12 sindaci. L’incontro, organizzato dal Gue/Ngl, il gruppo della Sinistra in Parlamento europeo, ha avuto una domanda madre: quali risposte dalle città alla crisi dei rifugiati? E, oltre alle città, erano presenti anche le ong e i rappresentanti delle istituzioni che riflettono sulla crisi umanitaria dei rifugiati.

 


Tra le tante testimonianze e proiezioni, spicca quella da Calais. Dove il vicesindaco annuncia che la Giungla sarà sgomberata il prossimo 4 ottobre. Mentre le scene di violenza si mischiano a quelle di miseria, qualche città d’Europa va in Parlamento a ricordare che «il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967», recita l’articolo 18 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea che riconosce espressamente il diritto d’asilo previsto dalla Convenzione di Ginevra. Ovvero: il diritto di asilo è un diritto umano fondamentale.