Cinématique, in scena al teatro Vascello fino al 23 ottobre nell’ambito del Romaeuropa Festival, non è un semplice spettacolo, ma un piccolo universo da palcoscenico. Un mondo sospeso che trasforma l’immaginario in realtà sensibile attraverso performance, proiezioni, danza, video mapping e giocoleria circense. Gli “architetti” di questo “sogno collettivo” sono Adrien M & Claire B, al secolo Adrien Mondot e Claire Bradainne, lui ingegnere informatico e giocoliere, lei grafica. Una crasi professionale di per sé anomala che grazie all’impiego di software (in primis eMotion progettato dallo stesso Mondot) e tecnologie digitali, dà vita a uno spettacolo delicato e coinvolgente, nel quale lo spettatore si immerge. Rivivendo fantasie oniriche tipiche dell’infanzia (d'altronde chi non ha mai sognato da bambino di rovesciare il tavolo sul quale faceva i compiti per trasformarlo in una nave e solcare i mari?) e pomeriggi passati di fronte ai videogiochi immaginando di essere proprio lì, dentro lo schermo, a saltare e correre in realtà fatte di pixel e suoni elettronici.
«Sono un ingegnere informatico - spiega Adrien - ma ho sempre nutrito una grandissima passione per la giocoleria. Durante l’università mi esibivo per le strade, un po’ per divertimento, un po’ per pagarmi gli studi». È così che, dopo la laurea, mentre i suoi colleghi progettano sistemi di guida missilistici, Mondot sogna invece di creare qualcosa che unisca quelle sue due passioni, così lontane e distinte. «Nel 2003 ebbi una sorta d’illuminazione - racconta - e iniziai a sviluppare software capaci di entrare in relazione con gli spettacoli teatrali. Mi resi conto che il digitale può essere il veicolo ideale per l’immaginazione. I paesaggi di Cinématique sono l’espressione di un immaginario infantile che crescendo tendiamo a dimenticare. I questi paesaggi i nostri corpi si relazionano a dei personaggi e ad alcuni oggetti che consideriamo “vivi” anche se digitali. La scena digitale è versatile: si trasforma, si muove, cambia dimensione, e noi, come dei bambini, giochiamo con questi cambiamenti».
Chi non ha mai sognato da bambino di rovesciare il tavolo sul quale faceva i compiti per trasformarlo in una nave e solcare i mari? Con Cinématique è possibile.
La fluidità è infatti una delle caratteristiche principali dello spettacolo, si scivola lentamente, come trasportati da un pensiero in mutamento, da uno scenario all’altro. Gli interpreti in scena sono, di volta in volta, i protagonisti di un disegno, il gioco l’uno dell’altro, esploratori provvisti di torcia in una caverna fatta di lettere luminose simile a quella descritta nel mito di Platone e che probabilmente abbiamo immaginato, un po’ assonnati, durante le lezioni di filosofia del liceo.
«Il nostro obiettivo è quello di re-incantare la realtà» dichiara sicuro Adrien. E con Cinématique sembrano esserci indubbiamente riusciti.
Cinématique, in scena al teatro Vascello fino al 23 ottobre nell’ambito del Romaeuropa Festival, non è un semplice spettacolo, ma un piccolo universo da palcoscenico. Un mondo sospeso che trasforma l’immaginario in realtà sensibile attraverso performance, proiezioni, danza, video mapping e giocoleria circense. Gli “architetti” di questo “sogno collettivo” sono Adrien M & Claire B, al secolo Adrien Mondot e Claire Bradainne, lui ingegnere informatico e giocoliere, lei grafica. Una crasi professionale di per sé anomala che grazie all’impiego di software (in primis eMotion progettato dallo stesso Mondot) e tecnologie digitali, dà vita a uno spettacolo delicato e coinvolgente, nel quale lo spettatore si immerge. Rivivendo fantasie oniriche tipiche dell’infanzia (d’altronde chi non ha mai sognato da bambino di rovesciare il tavolo sul quale faceva i compiti per trasformarlo in una nave e solcare i mari?) e pomeriggi passati di fronte ai videogiochi immaginando di essere proprio lì, dentro lo schermo, a saltare e correre in realtà fatte di pixel e suoni elettronici.
«Sono un ingegnere informatico – spiega Adrien – ma ho sempre nutrito una grandissima passione per la giocoleria. Durante l’università mi esibivo per le strade, un po’ per divertimento, un po’ per pagarmi gli studi». È così che, dopo la laurea, mentre i suoi colleghi progettano sistemi di guida missilistici, Mondot sogna invece di creare qualcosa che unisca quelle sue due passioni, così lontane e distinte. «Nel 2003 ebbi una sorta d’illuminazione – racconta – e iniziai a sviluppare software capaci di entrare in relazione con gli spettacoli teatrali. Mi resi conto che il digitale può essere il veicolo ideale per l’immaginazione. I paesaggi di Cinématique sono l’espressione di un immaginario infantile che crescendo tendiamo a dimenticare. I questi paesaggi i nostri corpi si relazionano a dei personaggi e ad alcuni oggetti che consideriamo “vivi” anche se digitali. La scena digitale è versatile: si trasforma, si muove, cambia dimensione, e noi, come dei bambini, giochiamo con questi cambiamenti».
Chi non ha mai sognato da bambino di rovesciare il tavolo sul quale faceva i compiti per trasformarlo in una nave e solcare i mari? Con Cinématique è possibile.
La fluidità è infatti una delle caratteristiche principali dello spettacolo, si scivola lentamente, come trasportati da un pensiero in mutamento, da uno scenario all’altro. Gli interpreti in scena sono, di volta in volta, i protagonisti di un disegno, il gioco l’uno dell’altro, esploratori provvisti di torcia in una caverna fatta di lettere luminose simile a quella descritta nel mito di Platone e che probabilmente abbiamo immaginato, un po’ assonnati, durante le lezioni di filosofia del liceo. «Il nostro obiettivo è quello di re-incantare la realtà» dichiara sicuro Adrien. E con Cinématique sembrano esserci indubbiamente riusciti.