Addio alla giulgla di Calais: uno dei simboli della disastrosa gestione della crisi dei rifugiati da parte dell’Europa e dei singoli Stati europei viene smantellato. Da stamane all’alba i 6-8mila abitanti del campo nato e cresciuto ai bordi della cittadina del Nord della Francia che guarda le coste britanniche, viene smantellata.
Sotto gli occhi di telecamere e poliziotti, decine di autobus hanno caricato afghani, sudanesi, eritrei che nei mesi si erano accampati a Calais nella speranza di passare la Manica e li stanno trasportando in 280 località della Francia. O almeno così ha spiegato il governo. Ma come denuncia Medicis du monde, le operazioni hanno l’aria di essere un po’ improvvisate e i migranti che lasciano volontariamente il campo hanno saputo della loro destinazione solo nelle ultime ore. E non è ben chiaro che destino avranno queste persone una volta finite nei centri di accoglienza o di identificazione. Come non è chiaro nemmeno cosa succederà a coloro – se ce ne saranno – che resisteranno al trasferimento. Nei giorni scorsi ci sono stati scontri: la stragrande maggioranza di queste persone non vuole rimanere in Francia e in molti casi ha parenti in Grand Bretagna.
Évacuation #Calais: Impression d’improvisation. L’info à été donnée aux #migrants au dernier moment. Les lieux d’accueil CAO st mal connus.
— Médecins du Monde (@MdM_France) 24 ottobre 2016
In alcuni Paesi della Francia ieri il Front National ha già messo in scena manifestazioni anti-accoglienza. A Vaucluse (quella delle chire fresche dolci acque di Petrarca), Marion Marechal Le Pen, nipote di Marine e capo dell’ala destra del partito, ha radunato un centinaio di persone. A manifestare c’erano anche i francesi per l’accoglienza. Erano di più, raccontano i media locali.
Un problema specifico è quello dei mille e più minori: in teoria avrebbero diritto all’accoglienza automatica. Molti hanno famiglie in Gran Bretagna e, sempre in teoria, il diritto al ricongiungimento. Ma Londra si rifiuta di garantire un meccanismo automatico che garantisca ai minori di ritrovare i loro parenti e così i ragazzi verranno presi in carico dalle autorità francesi. Poi si vedrà. Non una bella modalità di rispettare i trattati internazionali da parte di Londra, dove nei mesi pre-Brexit la Giungla è stata spesso usata come spauracchio dei favorevoli a lasciare l’Europa.
A proposito di Gran Bretagna, Europa e rifugiati, un’inchiesta della Bbc ha rivelato come minori siriani – e rifugiati adulti – vengano messi al lavoro nelle fabbriche tessili di Istanbul. Lavorano anche fino a sedici ore, vengono pagati pochissimo, vengono presi e licenziati come niente fosse. Ma è l’unica cosa che possono fare per sopravvivere. I siriani lavorano in fabbriche che appaltano dai giganti della moda come Zara, Mango, Next, Asos (che vende online), i quali negano di avere rapporti diretti con quei subappaltatori, ma si trovano lo stesso a dover rispondere del modo in cui lavorano: la Turchia è un fornitore a basso prezzo e vicino all’Europa che viene molte usato per gli ordini a pronta consegna. Da quando ci vivono tre milioni di rifugiati siriani, poi, il prezzo della manodopera si è abbassato ulteriormente.