Il fotografo altoatesino Kurt Moser è convinto che nessuna tecnica moderna al mondo sia in grado, anche solo approssimativamente, di raccontare in un linguaggio visivo così intenso le storie delle sue montagne. Ha così riportato in auge l’ambrotipia, una particolare tecnica usata agli albori della fotografia. Il nome deriva dal greco “ambrotos”, che significa “immortale” e il procedimento è più o meno questo: delle lastre di vetro nere vengono dapprima rivestite con un’emulsione di collodio miscelata appositamente, in seguito sensibilizzate in un bagno d’argento ed infine impressionate in una telecamera a soffietto di grande formato. La fotografia ancora bagnata viene sviluppata in una camera oscura, e poi fissata e sigillata con olio profumato alla lavanda e resina Sandarak. Le lastre di vetro scintillanti d’argento sono le immagini positive, e di conseguenza uniche. Un’immagine realizzata con l’ambrotipia non può essere copiata o riprodotta, né ridotta o ingrandita. Ogni lastra di vetro è un “unicum” irripetibile. Con una bellissima macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907, grande quasi due metri, riesce a produrre ambrotipie su vetro fino a un formato di 50 x 60 cm. Il risultato sono immagini diverse da quelle cui siamo abituati oggi. Il fotografo si è già fatto notare catturando i volti dei contadini sudtirolesi, che sembrano arrivare direttamente da un’altra epoca. [su_divider top="no" divider_color="#d0d0cd" size="1" margin="30"][/su_divider]

Un’immagine realizzata con l’ambrotipia non può essere copiata o riprodotta, né ridotta o ingrandita. Ogni lastra di vetro è un “unicum” irripetibile.

[su_divider top="no" divider_color="#d0d0cd" size="1" margin="30"][/su_divider] Il prossimo progetto di Kurt Moser, per cui ha lanciato anche un crowdfunding su Kickstarter, è andare in giro a catturare la luce delle Dolomiti con un macchina fotografica gigante su quattro ruote allestendo un camion russo Ural 6×6: «Nella parte posteriore del camion, in una cabina in alluminio resa completamente buia, verrà creata un’apertura per l’obiettivo e al suo interno verrà montato uno slot per lastre di 120×150 cm» ha spiegato il fotografo. L’obiettivo che utilizzerà in questo caso è un gigantesco e rarissimo 1.780 mm della Nikon, del quale esisterebbero soltanto 5 o 6 esemplari nel mondo. Fotografo altoatesino cacciatore di luce con tecnica '800 [caption id="attachment_87819" align="aligncenter" width="1024"]Kurt Moser con la sua macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907 Kurt Moser con la sua macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907[/caption] [caption id="attachment_87813" align="aligncenter" width="1024"]© Kurt Moser © Kurt Moser[/caption] [caption id="attachment_87808" align="aligncenter" width="1024"]©Kurt Moser ©Kurt Moser[/caption] [caption id="attachment_87809" align="aligncenter" width="533"]© Kurt Moser © Kurt Moser[/caption] [caption id="attachment_87812" align="aligncenter" width="694"]© Kurt Moser © Kurt Moser[/caption] [caption id="attachment_87810" align="aligncenter" width="1024"]© Kurt Moser © Kurt Moser[/caption] 2016-2 Fotografo altoatesino cacciatore di luce con tecnica '800

Il fotografo altoatesino Kurt Moser è convinto che nessuna tecnica moderna al mondo sia in grado, anche solo approssimativamente, di raccontare in un linguaggio visivo così intenso le storie delle sue montagne. Ha così riportato in auge l’ambrotipia, una particolare tecnica usata agli albori della fotografia. Il nome deriva dal greco “ambrotos”, che significa “immortale” e il procedimento è più o meno questo: delle lastre di vetro nere vengono dapprima rivestite con un’emulsione di collodio miscelata appositamente, in seguito sensibilizzate in un bagno d’argento ed infine impressionate in una telecamera a soffietto di grande formato.

La fotografia ancora bagnata viene sviluppata in una camera oscura, e poi fissata e sigillata con olio profumato alla lavanda e resina Sandarak. Le lastre di vetro scintillanti d’argento sono le immagini positive, e di conseguenza uniche. Un’immagine realizzata con l’ambrotipia non può essere copiata o riprodotta, né ridotta o ingrandita. Ogni lastra di vetro è un “unicum” irripetibile. Con una bellissima macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907, grande quasi due metri, riesce a produrre ambrotipie su vetro fino a un formato di 50 x 60 cm. Il risultato sono immagini diverse da quelle cui siamo abituati oggi. Il fotografo si è già fatto notare catturando i volti dei contadini sudtirolesi, che sembrano arrivare direttamente da un’altra epoca.

Un’immagine realizzata con l’ambrotipia non può essere copiata o riprodotta, né ridotta o ingrandita. Ogni lastra di vetro è un “unicum” irripetibile.

Il prossimo progetto di Kurt Moser, per cui ha lanciato anche un crowdfunding su Kickstarter, è andare in giro a catturare la luce delle Dolomiti con un macchina fotografica gigante su quattro ruote allestendo un camion russo Ural 6×6: «Nella parte posteriore del camion, in una cabina in alluminio resa completamente buia, verrà creata un’apertura per l’obiettivo e al suo interno verrà montato uno slot per lastre di 120×150 cm» ha spiegato il fotografo. L’obiettivo che utilizzerà in questo caso è un gigantesco e rarissimo 1.780 mm della Nikon, del quale esisterebbero soltanto 5 o 6 esemplari nel mondo.

Fotografo altoatesino cacciatore di luce con tecnica '800

Kurt Moser con la sua macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907
Kurt Moser con la sua macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907

© Kurt Moser
© Kurt Moser

©Kurt Moser
©Kurt Moser

© Kurt Moser
© Kurt Moser

© Kurt Moser
© Kurt Moser

© Kurt Moser
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2016-2

Fotografo altoatesino cacciatore di luce con tecnica '800