Mercoledì 26 ottobre, il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha promesso di stanziare 250 milioni di euro a favore delle forze dell’ordine del Paese. L'intervento finanziario è stato concordato con i sindacati di categoria e rappresenta la base di un piano di “sicurezza pubblica” che dovrebbe partire a gennaio 2017. Quella che potrebbe sembrare una notizia innocua, nasconde, in realtà, un fenomeno politico importante. Sono due settimane che gli agenti delle forze dell'ordine francesi marciano per le strade di Parigi, Marsiglia, Nizza e Tolosa. Come mai? La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale all’8 ottobre, giorno in cui alcuni agenti in servizio a Viry-Chatillon, 30 chilometri a sud di Parigi, sono rimasti gravemente feriti a causa di un attacco a base di molotov. Aggiungeteci un contesto generale di tensione, dovuto a due anni di attentati terroristici su scala nazionale ed ecco che le condizioni sono date. Sta di fatto che dieci giorni dopo l'agguato di Viry-Chatillon, sono spuntate manifestazioni di protesta "spontanee" in tutto il Paese. Le rivendicazioni? Più sicurezza e maggiori risorse economiche per le forze dell’ordine nonché un intervento legislativo volto a rafforzare il “diritto alla legittima difesa”. A Parigi, gli agenti hanno protestato per tre giorni, scandendo slogan che hanno preso di mira soprattutto il capo della polizia nazionale, Jean-Marc Falcone, accusato di non difendere a dovere la categoria. Il 20 ottobre, il Ministro dell’interno, Bernard Cazeneuve, ha convocato d’urgenza i sindacati annunciando l’inizio di una negoziazione per la definizione del piano di “sicurezza pubblica”. Venerdì 21 ottobre, si è fatto vivo anche Hollande: «Dobbiamo dare una prospettiva e risposta immediata [alle forze dell’ordine]. Devono sapere che il governo e il Presidente della Repubblica sono disposti a un dialogo imminente». Il giorno stesso Cazeneuve ha poi inviato una lettera a tutti gli ufficiali sottolineando la vicinanza dello Stato. Si arriva quindi all’incontro di mercoledì scorso con la promessa dei 250 milioni. Questi dovrebbero servire a migliorare le condizioni lavorative e la sicurezza degli agenti. Tutto bene ciò che finisce bene? Non proprio. Se c'è una cosa che rende questi fatti abbastanza inquietanti, è la scarsa legittimità politica accordata ai sindacati da parte del movimento di protesta delle forze dell'ordine. Durante uno dei tanti raduni delle scorse settimane, alcuni agenti intervistati da Le Monde hanno affermato: «I colleghi ne hanno abbastanza dei sindacati; difendono soltanto sé stessi e seguono gli ordini dei politici».  Ma c’è dell’altro. Come ha documentato sempre Le Monde, il giorno stesso dell'accordo governo-sindacati, Parigi è stata di nuovo teatro di due cortei: da un lato alcune sigle sindacali, dall’altro il movimento. Nel primo, Yves Lefebvre, Segretario generale del sindacato “Unité SGP Police FO” ha fatto di tutto per non farsi sfuggire di mano il movimento: «Se ne fregano della base. Che non pensino che qualche giacchetto o arma in più calmeranno i poliziotti». Un agente presente al raduno avrebbe poi ammesso: «Aspettiamo le promesse elettorali del 2017, ma secondo me bisognerà di nuovo scendere per strada». Poi ha aggiunto che «i problemi materiali non sono tutto» e che è necessario combattere una giustizia «lasca» e chiedere più «fermezza da parte dei magistrati». Nel secondo corteo invece - quello "spontaneo" per intenderci - si sono fatti vedere, guarda caso, Nicolas Dupont-Aignan, deputato del Front National (Fn) di Vaulcuse, ma soprattutto Marion Maréchal-Le Pen. Jean-Cristophe Cambadélis, Segretario del Partito socialista aveva denunciato fin dall’inizio delle manifestazioni lo zampino del Fn. Alcuni membri della base del movimento, interrogati a proposito, avevano però risposto: «Quello che facciamo non ha nulla a che fare con il Fn. Per me, i politici sono tutti uguali». In effetti, a dire il vero, nel corteo "spontaneo" era presente anche Olivier Falorni, del “Front de Gauche” (la sinistra radicale guidata da Jean-Luc Mélenchon). Quest'ultimo prima ha assicurato di aver fatto visita anche ai sindacati; poi ha affermato: «C’è bisogno di politici di sinistra al fianco dei poliziotti, i quali hanno bisogno di un riconoscimento visto che sono stati abbandonati dalla Repubblica da troppo tempo».  

Mercoledì 26 ottobre, il Presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha promesso di stanziare 250 milioni di euro a favore delle forze dell’ordine del Paese. L’intervento finanziario è stato concordato con i sindacati di categoria e rappresenta la base di un piano di “sicurezza pubblica” che dovrebbe partire a gennaio 2017.

Quella che potrebbe sembrare una notizia innocua, nasconde, in realtà, un fenomeno politico importante. Sono due settimane che gli agenti delle forze dell’ordine francesi marciano per le strade di Parigi, Marsiglia, Nizza e Tolosa. Come mai?
La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale all’8 ottobre, giorno in cui alcuni agenti in servizio a Viry-Chatillon, 30 chilometri a sud di Parigi, sono rimasti gravemente feriti a causa di un attacco a base di molotov. Aggiungeteci un contesto generale di tensione, dovuto a due anni di attentati terroristici su scala nazionale ed ecco che le condizioni sono date. Sta di fatto che dieci giorni dopo l’agguato di Viry-Chatillon, sono spuntate manifestazioni di protesta “spontanee” in tutto il Paese.
Le rivendicazioni? Più sicurezza e maggiori risorse economiche per le forze dell’ordine nonché un intervento legislativo volto a rafforzare il “diritto alla legittima difesa”. A Parigi, gli agenti hanno protestato per tre giorni, scandendo slogan che hanno preso di mira soprattutto il capo della polizia nazionale, Jean-Marc Falcone, accusato di non difendere a dovere la categoria. Il 20 ottobre, il Ministro dell’interno, Bernard Cazeneuve, ha convocato d’urgenza i sindacati annunciando l’inizio di una negoziazione per la definizione del piano di “sicurezza pubblica”. Venerdì 21 ottobre, si è fatto vivo anche Hollande: «Dobbiamo dare una prospettiva e risposta immediata [alle forze dell’ordine]. Devono sapere che il governo e il Presidente della Repubblica sono disposti a un dialogo imminente». Il giorno stesso Cazeneuve ha poi inviato una lettera a tutti gli ufficiali sottolineando la vicinanza dello Stato.

Si arriva quindi all’incontro di mercoledì scorso con la promessa dei 250 milioni. Questi dovrebbero servire a migliorare le condizioni lavorative e la sicurezza degli agenti.
Tutto bene ciò che finisce bene? Non proprio. Se c’è una cosa che rende questi fatti abbastanza inquietanti, è la scarsa legittimità politica accordata ai sindacati da parte del movimento di protesta delle forze dell’ordine. Durante uno dei tanti raduni delle scorse settimane, alcuni agenti intervistati da Le Monde hanno affermato: «I colleghi ne hanno abbastanza dei sindacati; difendono soltanto sé stessi e seguono gli ordini dei politici».  Ma c’è dell’altro. Come ha documentato sempre Le Monde, il giorno stesso dell’accordo governo-sindacati, Parigi è stata di nuovo teatro di due cortei: da un lato alcune sigle sindacali, dall’altro il movimento.
Nel primo, Yves Lefebvre, Segretario generale del sindacato “Unité SGP Police FO” ha fatto di tutto per non farsi sfuggire di mano il movimento: «Se ne fregano della base. Che non pensino che qualche giacchetto o arma in più calmeranno i poliziotti». Un agente presente al raduno avrebbe poi ammesso: «Aspettiamo le promesse elettorali del 2017, ma secondo me bisognerà di nuovo scendere per strada». Poi ha aggiunto che «i problemi materiali non sono tutto» e che è necessario combattere una giustizia «lasca» e chiedere più «fermezza da parte dei magistrati».
Nel secondo corteo invece – quello “spontaneo” per intenderci – si sono fatti vedere, guarda caso, Nicolas Dupont-Aignan, deputato del Front National (Fn) di Vaulcuse, ma soprattutto Marion Maréchal-Le Pen. Jean-Cristophe Cambadélis, Segretario del Partito socialista aveva denunciato fin dall’inizio delle manifestazioni lo zampino del Fn. Alcuni membri della base del movimento, interrogati a proposito, avevano però risposto: «Quello che facciamo non ha nulla a che fare con il Fn. Per me, i politici sono tutti uguali». In effetti, a dire il vero, nel corteo “spontaneo” era presente anche Olivier Falorni, del “Front de Gauche” (la sinistra radicale guidata da Jean-Luc Mélenchon). Quest’ultimo prima ha assicurato di aver fatto visita anche ai sindacati; poi ha affermato: «C’è bisogno di politici di sinistra al fianco dei poliziotti, i quali hanno bisogno di un riconoscimento visto che sono stati abbandonati dalla Repubblica da troppo tempo».