Lashkar Gah, provincia di Helmand. All’ospedale di Emergency si operano feriti da proiettili e mine, in continuazione. Governativi e talebani si fronteggiano, l’esercito americano affonda in un nuovo Vietnam. Ma i russi stanno davvero a guardare?

Rischio, esplosione, boato. «Oggi hanno cominciato alle otto e non hanno ancora smesso». Daniele Giacomini è il “logista” di Emergency e la sua voce arriva a tratti, la comunicazione è interrotta da fragori, schianti di bombardamenti e rimbombo di eliche d’elicotteri: «Oggi ce ne sono molti in aria, i governativi hanno cominciato un’operazione molto grossa, non stiamo ricevendo tanti pazienti negli ultimi giorni, non perché la situazione sia migliorata, ma perché le strade sono evidentemente impercorribili, non pulite. Anzi, la situazione sta peggiorando». Il 9 ottobre scorso un razzo è arrivato nei pressi della struttura di Emergency, «il target è il compound governativo che si trova vicino al nostro ospedale», dice Daniele. Lashkar Gah vuol dire proprio caserme in persiano, è la città delle barraks nella provincia di Helmand, tutta sotto controllo talebano. «Quello che dicono tutti qui è che un assedio così grande non si era mai visto prima, la settimana scorsa la città si è svuotata».
Da inizio ottobre le sale operatorie di Emergency hanno lavorato ininterrottamente, compiendo anche trenta operazioni al giorno: «Praticamente non si sono mai fermate, le sale erano sempre piene», dice Vesna, responsabile medico della struttura che ha incrementato i posti letto da 97 a 108.

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