Durante gli ultimi 3 mesi in Turchia sono stati chiusi più di 160 organi di informazione e arrestati quasi 100 giornalisti. È il bilancio – provvisorio – della repressione che il governo di Recep Tayyip Erdoğan ha messo in atto dopo il fallito colpo di Stato dello scorso luglio.
Come spiega il The Guardian, sabato è stato approvato un decreto governativo che ha causato la chiusura di ulteriori 15 testate. La piattaforma per il giornalismo indipendente P24 ha confermato che ieri è stato arrestato Murat Sabuncu, direttore del noto giornale di opposizione, Cumuhuriyet.
Un’analisi dell’International Press Institute (Ipi) dimostra inoltre come il governo turco stia usando diversi account fantoccio su Twitter per intimidire le voci di opposizione presenti sul social-media. Oltre a essere vittime di attacchi hacker, i giornalisti ricevono offese verbali, se non minacce di ritorsioni violente.
Nel frattempo, Can Dundar, predecessore di Sabuncu alla guida di Cumuhuriyet, è stato intervistato da Euronews al margine dell’assegnazione del premio Shakarov del Parlamento europeo. Interrogato sul legame tra l’accordo Ue-Turchia sui migranti e la situazione dei giornalisti nel suo Paese, Dundar ha risposto: «È un accordo sporco. Erdoğan usa i rifugiati per far chiudere un occhio a Bruxelles sulla repressione in corso».
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