Vi prego, fatemi capire. Il Monte dei Paschi di Siena, la banca di coloro che si atteggiavano a maghi della finanza nonostante la gestissero alla guisa di inetti paninari troppo viziati, ha comunicato ieri di voler legare l’eventuale ricapitalizzazione all’esito del referendum? Del tipo: se non vinciamo noi ci portiamo il pallone a casa perché la palla è mia e non si gioca più. Come nelle partitelle in cortile sotto i panni stesi. Una cosa così.
In pratica hanno messo nero su bianco la propria incapacità delegando il futuro dell’istituto all’amicizia cordiale con i guitti del governo riconoscendo che senza un rapporto amicale sarebbero incapaci di garantirsi un futuro. Tradotto sarebbe come il giovane che addossa il proprio fallimento a una cattiva raccomandazione. Una cosa così.
Ci sarebbe da ridere se non fosse che questa cappa portatrice di servilismo sembra infilarsi impunita (e poco analizzata) nelle diverse pieghe di un Paese che appare già troppo crepato per riuscire a dare l’impressione di potersi salvare. Se vince il sì, in pratica, sono sicuri di poter continuare a proliferare nel loro essere servili. Voi dareste davvero i vostri soldi a gente del genere?
Perchè, badate bene, l’autoritarismo funziona quando si spande intorno una certa arrendevolezza, quando sboccia una mitezza di critica che combacia con l’arrendersi: questo Paese è stretto in una morsa di autocensura che si ferma ancora prima del farsi censurare.
Il “caso MPS” è la fotografia di una cappa che stringe il nodo alla gola dei vigliacchi. E così succede i grandi analisti cedano a un peccato di servitù. E vedrete che quasi tutti si ingegneranno per normalizzare. Normalizzare, sminuire, ridurre: è il tempo dei timidi che passano per statisti.
Avanti così. Avanti pure.
Buon venerdì.