A Bruxelles è di nuovo tempo di Eurogruppo. Oggi pomeriggio, i ministri delle finanze dei Paesi della Zona euro torneranno a parlare di Unione bancaria, occupazione, ma anche – e soprattutto – di Grecia. Nello specifico, si attende un aggiornamento riguardo allo stato di avanzamento della “second review” (“seconda verifica”) del programma di riforme previste dal bailout. La fase preliminare della “second review” è iniziata il 21 ottobre scorso. All’alba del meeting, in Germania si mette già l’accento sui crescenti contrasti all’interno del fronte dei creditori del Paese ellenico. Su Handelsblatt, Jan Hildebrand sostiene che la partita tra creditori europei – Germania in primis, e Fondo monetario internazionale (Fmi) – si giochi intorno alla definizione di tecnica di cosa voglia di dire “obiettivo di riduzione del deficit di medio periodo”.
Come spiega Hildebrand, nel quadro degli accordi attuali, è previsto che, dal 2018 in poi, lo Stato greco realizzi “nel medio periodo” un avanzo di bilancio del 3,5 per cento. Il punto è capire cosa voglia dire esattamente “medio periodo” e se il 3,5 per cento sia un obiettivo realistico, date le condizioni di salute economica della Grecia.
Secondo l’Fmi l’obiettivo non è realistico. Christine Lagarde spinge per una riduzione all’1,5 per cento. Obiezioni a tale modifica arrivano da Wolfgang Schäuble. Ma perché è importante la valutazione di questo obiettivo di deficit?
In estrema sintesi, più si riduce l’obiettivo di surplus, prima diventa urgente un intervento sul monte debito. L’Fmi vorrebbe un alleggerimento immediato delle condizioni di credito con conseguente effetto diretto sulle risorse finanziarie già messe a disposizione ad Atene, mentre Schäuble non ne vuole sapere di interventi prima dell’estate del 2018. Ma per Atene questa sarebbe una data fuori dal tempo. La settimana scorsa in Grecia c’è stato l’ennesimo rimpasto governativo per far passare le riforme nel quadro della “seconda verifica”. È veramente difficile che Tsipras possa sopravvivere politicamente oltre il 2017 senza un intervento sul debito. E questo Schäuble dovrebbe saperlo.
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