Un fragoroso applauso dedicato ai sindaci dei paesi dell’Italia centrale. Si è aperta così la sessione organizzata dalla Camera dei Deputati e dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) sul terremoto. È a loro che il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha rivolto “un abbraccio” e ha detto: «La messa in sicurezza del nostro territorio è una priorità», e ha assicurato: «Non vi lasceremo soli e faremo di tutto per tenere viva l’attenzione generale».
A loro e alle popolazioni che attualmente si trovano esposte alla pioggia e alle forti raffiche di vento, che da ieri si stanno accanendo sul Centro Italia. A Cascia, le tende allestite per la mensa degli sfollati (nelle quali vengono distribuiti 1.500 pasti al giorno) sono state spazzate via. Mentre nella notte l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha registrato circa 90 le scosse (di magnitudo non inferiore a 2) tra Marche, Umbria e Lazio. Due le più significative, di magnitudo 3.1 all’1:18 e alle 4:13 con epicentro vicino Ussita. Per fortuna, non ci sono stati ulteriori crolli.
Ma la paura più grande, è proprio quella di essere lasciati soli dalle istituzioni. A lanciare l’allarme è stato Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, il paese che insieme ad Accumuli ha subito maggiori danni in seguito alle scosse del 24 agosto: «Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando, e se fosse così sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina», ha dichiarato il primo cittadino. «Tornerò ad indossare la fascia con lo stemma di Amatrice, quando avrò la certezza che nessuno ci abbandona». E rivolgendosi ai seicento sindaci presenti in Aula ha concluso: «Ma sono sicuro che nessuno abbandonerà nessuno, perché dimostreremo che non siamo bravi solo in 10 giorni ma in 365».
Il sindaco di Acquasanta (Ascoli Piceno) ha, invece, portato l’attenzione sulle misure da prendere in futuro per riportare il suo Comune alla normalità: «Avevamo già grossi problemi con la scossa del 24 agosto ora abbiamo molti sfollati, con circa 700 persone al mare; a questo punto dobbiamo capire quanti sono disposti a tornare nel nostro territorio per cercare di mantenere il tessuto sociale del territorio, visto che è già stato colpito nel recente passato da un forte spopolamento».
«Ora siamo tutti impegnati nel quotidiano, ma in termini generali – ha aggiunto il sindaco marchigiano – bisogna capire se ha senso o meno ricostruire. In questo ambito il primo decreto ci ha dato una mano, ora vedremo cosa conterrà il secondo. L’importante – ha concluso – è accelerare sugli iter burocratici».
Le voci degli amministratori raccontano una realtà in emergenza, ma anche i pericoli di un sistema che a ogni nuovo cataclisma si rinnova: ovvero l’isolamento di paesi e amministrazioni più sperdute, dei luoghi più periferici del sistema nazionale. Voci che non a caso, il presidente dell’Anci Antonio De Caro, ha definito – citando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – il «terminale più esposto e sensibile della Repubblica», e dunque «la prima frontiera della solidarietà comune», cui devono essere destinati gli strumenti necessari ad affrontare l’emergenza. Facendo riferimento all’esame della nuova legge di Bilancio in corso oggi a Montecitorio, De Caro si augura che la nuova legge rappresenti il nuovo capitolo della collaborazione tra Stato ed enti locali, e chiede lo stanziamento di 3 miliardi di euro destinati alle Regioni e ai Comuni.
Parliamo di quei Comuni che formano l’“Italia dei paesi” – montana, isolata e lontana dai grandi centri urbani -, come l’ha definita il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci, Enzo Bianco. «Questa è la vera emergenza italiana», ha sottolineato. Per affrontare la quale, occorre partire da quattro punti fondamentali: il controllo dell’esodo dai piccoli Comuni, la legislazione irrazionale, la consueta diffamazione dei sindaci e la sicurezza urbana.