Appena varchi la porta dello studio di Chiara Rapaccini, in via del Boschetto, a Roma, vieni colto da un turbinìo di colori, fortissimi. Poi lo sguardo riesce a distinguere tavole e sculture di volti e corpi di donne, primitive, picassiane. Opere su cui sono incise frasi con una calligrafia arcaica. «Scrivo mentre dipingo, dipingo mentre scrivo, tutto insieme, non c’è distinzione».
Rap (è il suo nome d’arte) si muove con eleganza tra le opere d’arte e le vignette ironiche della serie “Amori sfigati”, che tanto successo hanno in rete: è il suo spazio, di pittrice, illustratrice e scrittrice. Qua e là appaiono squarci della sua vita, i bellissimi ritratti “disegnati” del regista Mario Monicelli, il compagno di oltre trent’anni, scomparso nel 2010, da cui ha avuto una figlia. Colori e immagini forti che si ritrovano anche tra le righe del romanzo Baires, appena pubblicato per Fazi. Ma stavolta è “solo” scrittura.
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