Domenica, a Münster, in Germania, si è concluso il congresso del partito dei Verdi. In gioco c’era la direzione del partito in funzione delle elezioni del 2017. Secondo Claudia Kade (Die Welt), il partito avrebbe virato decisamente a sinistra.
Tre le figure chiave del partito c’erano il giovane Leopold Aschenbrenner – volto nuovo di Berlino -, Winfried Kretschmann – Primo ministro della regione di Baden-Württemberg – e Jürgen Trittin, ex-candidato al Cancellierato nel 2013, ma da sempre tacito rappresentante dell’ala di sinistra del partito.
Se il giovane Aschenbrenner ha spinto per un reddito di cittadinanza e invitato i suoi colleghi a non finire nel retaggio della politica tecnocratica, Kretschmann, la voce “realista” e, per così dire, di governo ha affermato: “Non dobbiamo esagerare con il “political-correct”. Kretschmann è il politico meno incline ad un’alleanza con Die Linke: qualche settimana fa aveva fatto infuriare parte del suo partito per aver sostenuto apertamente un quarto cancellierato di Angela Merkel.
L’ultimo a prendere la parola è stato Jürgen Trittin che si è schierato apertamente per una patrimoniale e per una politica economica keynesiana fatta di investimenti pubblici. Secondo Kade, l’applauso è stato lungo e convincente. La platea ha poi votato su una proposta di patrimoniale che di fatto sottoscrive la posizione di Trittin.
Secondo molti, la linea di Kretschmann è uscita sconfitta dal congresso di Münster. Oltre alla patrimoniale il partito si è schierato anche per una riduzione delle condizionalità nel quadro del controverso programma di “welfare”, HartzIV.
L’alleanza “R2G” tra Socialdemocratici, Die Linke e Verdi sembra ora più realistica.
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