«Solo il Partito democratico consente ad altri quello che noi consentiamo», più di ogni altra frase dello sbrocco di Maria Elena Boschi a Zurigo, a me ha colpito questa. Il suo partito e lei sono gli unici che "consentono" a dei poveracci come noi, e come i presenti a Casa d'Italia, di intervenire ai dibattiti. "Consentono" a noi la democrazia dunque. Evidentemente questo è il loro concetto di democrazia. Una concessione. Dall'alto. Non sono cattivi, lo ripeto spesso in redazione scherzando, è che proprio la democrazia non la capiscono, troppo faticosa, troppo lenta. Ho appena finito di intervistare Gherardo Colombo e il gap è forte. Passo dalla voce gentile che ti spiega l'importanza della "pari dignità" per la nostra Costituzione (art 3, primo comma) alla voce stridula, direi cattiva se non pensassi che la cattiveria non esiste, della Boschi. Che "sbrocca" come hanno scritto altri giornali prima di noi, perché qualcuno le impedisce di dire tutto d'un fiato il suo ritornello ossessivo di questi mesi: «Se non vuoi più farti rubare il futuro, vota Sì». Una signora lì in mezzo non le crede, non crede a quello che dice, parla, la interrompe e si arrabbia pure. Forse non sa che per la Boschi «c'è un limite alla sopportazione e che se tutti dovessero fare come lei, i dibattiti durerebbero 25 ore». Mentre la Boschi di ore ne avrà calcolata una o due al massimo, il suo ritornello ha quell'autonomia, e poi i dibattiti lei li fa «con i presidenti della Corte costituzionale, con i segretari degli altri partiti, con gli esperti...» non può mica passare 25 ore lì a rispondere a una perfetta sconosciuta per di più «maleducata». «Supera il limite della sopportazione», la sua, perché «non ci vuole una laurea per leggere il quesito referendario». E in più, lei la Boschi, «alle scarsissime iniziative organizzate dagli altri» ci va ma non si permette di interrompere, come la signora lì davanti. Peccato, diremmo noi. Ci piacerebbe andasse di più e interrompesse anche invece. Sarebbe, quantomeno, un segnale di ascolto attento e non di ripetizione sorda di un ritornello retorico e oramai faticoso (il futuro che qualcuno ci avrebbe rubato e ci ruberà ancora se votiamo No) persino da ripetere (oltreché da ascoltare). In ultimo, invece, un ringraziamento sentito da tutti noi di Left, alla signora di Zurigo che ancora ha la forza di arrabbiarsi, di alzarsi e parlare. Senza che nessuno le "consenta" nulla.

«Solo il Partito democratico consente ad altri quello che noi consentiamo», più di ogni altra frase dello sbrocco di Maria Elena Boschi a Zurigo, a me ha colpito questa. Il suo partito e lei sono gli unici che “consentono” a dei poveracci come noi, e come i presenti a Casa d’Italia, di intervenire ai dibattiti. “Consentono” a noi la democrazia dunque. Evidentemente questo è il loro concetto di democrazia. Una concessione. Dall’alto. Non sono cattivi, lo ripeto spesso in redazione scherzando, è che proprio la democrazia non la capiscono, troppo faticosa, troppo lenta. Ho appena finito di intervistare Gherardo Colombo e il gap è forte. Passo dalla voce gentile che ti spiega l’importanza della “pari dignità” per la nostra Costituzione (art 3, primo comma) alla voce stridula, direi cattiva se non pensassi che la cattiveria non esiste, della Boschi. Che “sbrocca” come hanno scritto altri giornali prima di noi, perché qualcuno le impedisce di dire tutto d’un fiato il suo ritornello ossessivo di questi mesi: «Se non vuoi più farti rubare il futuro, vota Sì». Una signora lì in mezzo non le crede, non crede a quello che dice, parla, la interrompe e si arrabbia pure. Forse non sa che per la Boschi «c’è un limite alla sopportazione e che se tutti dovessero fare come lei, i dibattiti durerebbero 25 ore». Mentre la Boschi di ore ne avrà calcolata una o due al massimo, il suo ritornello ha quell’autonomia, e poi i dibattiti lei li fa «con i presidenti della Corte costituzionale, con i segretari degli altri partiti, con gli esperti…» non può mica passare 25 ore lì a rispondere a una perfetta sconosciuta per di più «maleducata». «Supera il limite della sopportazione», la sua, perché «non ci vuole una laurea per leggere il quesito referendario». E in più, lei la Boschi, «alle scarsissime iniziative organizzate dagli altri» ci va ma non si permette di interrompere, come la signora lì davanti. Peccato, diremmo noi. Ci piacerebbe andasse di più e interrompesse anche invece. Sarebbe, quantomeno, un segnale di ascolto attento e non di ripetizione sorda di un ritornello retorico e oramai faticoso (il futuro che qualcuno ci avrebbe rubato e ci ruberà ancora se votiamo No) persino da ripetere (oltreché da ascoltare). In ultimo, invece, un ringraziamento sentito da tutti noi di Left, alla signora di Zurigo che ancora ha la forza di arrabbiarsi, di alzarsi e parlare. Senza che nessuno le “consenta” nulla.