Victor Constancio, vicepresidente della Banca centrale europea, avverte: il protezionismo colpirà le economie che si reggono sull'export. E sottolinea: serve crescita salariale nell'Eurozona

Il commercio mondiale non se la passa troppo bene. Lo ha ricordato ieri il vicepresidente della Banca centrale europea, Victor Constancio, durante una conferenza a Francoforte. Constancio ha detto che i Paesi le cui economie si reggono prevalentemente sull’export, per esempio la Germania, potrebbero subire il ritorno di politiche economiche protezioniste a livello globale.

Le parole di Constancio non sono certo casuali e suonano più come una previsione legata al risultato elettorale americano della settimana scorsa. Come è noto, Donald Trump ha proposto una politica economica protezionista durante la sua campagna elettorale. E se le borse sembrano aver metabolizzato con scioltezza il successo e le promesse dell’outsider repubblicano, Constancio avverte che una crescita dell’economia americana potrebbe affermarsi a danno degli altri partner commerciali.

Constancio ha poi riferito che si aspetta una risalita e “normalizzazione” del livello di inflazione nell’Eurozona: già dalla primavera del 2017 dovrebbe superare l’1 per cento. Allo stesso tempo, il vicepresidente ha anche fatto capire che l’inflazione così detta “core”, ovvero quella che si calcola al netto delle fluttuazioni dei prezzi alimentari e dell’energia, non sembra reagire alle politiche monetarie. Perché?

Secondo il vicepresidente, solo “un’evoluzione positiva dei salari può fare da traino e creare una dinamica inflazionistica positiva” (moderata quindi) per l’economia nel suo complesso. La politica monetaria insomma, non basta. Intanto, a dicembre, la Bce tornerà a valutare il proseguo del programma di “quantitative easing”.

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