«La posta in palio è un’altra. Il destino politico di Renzi. Il futuro - prossimo - della politica in Italia. E non ci sono parole per dire quel che sarà e saremo. Fra poco più di due settimane. Dopo il 4 dicembre. Ci mancano le parole perché non sappiamo. Quel che sarà e saremo». Sembra il sottotitolo di un film americano che racconta dell’invasione degli alieni o di uno scontro mortale tipo Indipendence day, o The final war, ed invece è solo Ilvo Diamanti che oggi su Repubblica interpreta i dati del sondaggio Demos che attestano un aumento della forbice in favore del NO. Allora, terrore!!! È come se volesse mettere una gran paura a quelli che pensano tranquillamente che il 4 dicembre possono scegliere se votare Sì alle modifiche proposte da Renzi/Boschi alla nostra Costituzione oppure se votare No alle modifiche proposte da Renzi/Boschi perché magari pensano che la Carta costituzionale sia bella così com’è e che invece occorra trovare un modo di costruire una seria alternativa al bicameralismo perfetto, senza tirarsi dietro tutta la paccottiglia delle 47 modifiche che questa riforma propone. Sembra dirvi, non avete paura? “Ci mancano le parole perché non sappiamo. Quel che sarà e saremo”. Allora voglio solo dirvi una cosa banale, a noi le parole non ci mancano, ve ne sarete accorti, su ogni numero di Left proviamo a spiegarvi perché questa riforma funziona poco e male. E quali sono le sue reali intenzioni. Forse anche perché nessuna riforma, come nessuna rivolta, per noi di Left può partire da una menzogna di fondo. La sua vera intenzione. Non di migliorare il funzionamento del nostro Parlamento, ma di controllarne il funzionamento in proprio favore. E quel che saremo dopo il 4 dicembre lo sappiamo tutti. Saremo noi e migliaia di cose ancora da fare. E non abbiamo nessuna paura. Perché in realtà Diamanti ci da delle grandi notizie che non fanno che confermare quello che pensavamo quando, per esempio, cercavamo di spiegare a Michele Serra che la riforma riguarda proprio il barista di Trani e la casalinga di Voghera, perché è a loro che cambia la vita. E possiamo con grande soddisfazione dire che il barista di Trani ha deciso, voterà No. Al Sud il NO prevale ce lo dice Diamanti. Mentre non prevale al Nord. E prevale tra i giovani il No, figli di quella casalinga di Voghera che si sarà spaccata la schiena per farli studiare. E vogliamo anche dirvi che ci deve essere un amore diffuso per la democrazia anche in basso, al contrario di quello che pensava e scriveva sempre Serra nella stessa "Amaca" (i molti, a suo avviso, non sono in grado di capire la democrazia…), perché Diamanti ci racconta che il Pdr, il Partito democratico versione Renzi, è al palo. Non cresce, perché alla casalinga e al barista forse piace la collegialità invece, quel sentirsi a casa o in piazza, come durante un concerto o a una manifestazione quando intorno a te c’è un sacco di gente che prova quello che stai provando tu e, per qualche attimo, ti senti immensamente felice. Del partito dell’uomo solo al comando invece non gliene frega proprio niente e forse non lo voterebbero più. Ne hanno visti già troppi.

«La posta in palio è un’altra. Il destino politico di Renzi. Il futuro – prossimo – della politica in Italia. E non ci sono parole per dire quel che sarà e saremo. Fra poco più di due settimane. Dopo il 4 dicembre. Ci mancano le parole perché non sappiamo. Quel che sarà e saremo». Sembra il sottotitolo di un film americano che racconta dell’invasione degli alieni o di uno scontro mortale tipo Indipendence day, o The final war, ed invece è solo Ilvo Diamanti che oggi su Repubblica interpreta i dati del sondaggio Demos che attestano un aumento della forbice in favore del NO. Allora, terrore!!! È come se volesse mettere una gran paura a quelli che pensano tranquillamente che il 4 dicembre possono scegliere se votare Sì alle modifiche proposte da Renzi/Boschi alla nostra Costituzione oppure se votare No alle modifiche proposte da Renzi/Boschi perché magari pensano che la Carta costituzionale sia bella così com’è e che invece occorra trovare un modo di costruire una seria alternativa al bicameralismo perfetto, senza tirarsi dietro tutta la paccottiglia delle 47 modifiche che questa riforma propone. Sembra dirvi, non avete paura? “Ci mancano le parole perché non sappiamo. Quel che sarà e saremo”. Allora voglio solo dirvi una cosa banale, a noi le parole non ci mancano, ve ne sarete accorti, su ogni numero di Left proviamo a spiegarvi perché questa riforma funziona poco e male. E quali sono le sue reali intenzioni. Forse anche perché nessuna riforma, come nessuna rivolta, per noi di Left può partire da una menzogna di fondo. La sua vera intenzione. Non di migliorare il funzionamento del nostro Parlamento, ma di controllarne il funzionamento in proprio favore. E quel che saremo dopo il 4 dicembre lo sappiamo tutti. Saremo noi e migliaia di cose ancora da fare. E non abbiamo nessuna paura. Perché in realtà Diamanti ci da delle grandi notizie che non fanno che confermare quello che pensavamo quando, per esempio, cercavamo di spiegare a Michele Serra che la riforma riguarda proprio il barista di Trani e la casalinga di Voghera, perché è a loro che cambia la vita. E possiamo con grande soddisfazione dire che il barista di Trani ha deciso, voterà No. Al Sud il NO prevale ce lo dice Diamanti. Mentre non prevale al Nord. E prevale tra i giovani il No, figli di quella casalinga di Voghera che si sarà spaccata la schiena per farli studiare. E vogliamo anche dirvi che ci deve essere un amore diffuso per la democrazia anche in basso, al contrario di quello che pensava e scriveva sempre Serra nella stessa “Amaca” (i molti, a suo avviso, non sono in grado di capire la democrazia…), perché Diamanti ci racconta che il Pdr, il Partito democratico versione Renzi, è al palo. Non cresce, perché alla casalinga e al barista forse piace la collegialità invece, quel sentirsi a casa o in piazza, come durante un concerto o a una manifestazione quando intorno a te c’è un sacco di gente che prova quello che stai provando tu e, per qualche attimo, ti senti immensamente felice. Del partito dell’uomo solo al comando invece non gliene frega proprio niente e forse non lo voterebbero più. Ne hanno visti già troppi.