«Per reagire? L’entusiasmo di mio figlio, una poesia o un piatto di pasta. E la musica. Ci sono speranze che scavalcano i confini, come quelle dei migranti». A colloquio con Giorgia

Febbraio 1994, sul palco dell’Ariston, tra le nuove proposte, debutta davanti al grande pubblico una giovanissima Giorgia. E, in barba al corpo esile, la voce potente presenta una delle sue canzoni più popolari: “E poi”. Da quel momento, tra concerti e apparizioni televisive, sono passati più di vent’anni. Nel corso della sua carriera, sono molte le incursioni di grandi della musica, in primis Pino Daniele, che lei ricorda sempre volentieri.

Quando la incontriamo, sorridente, l’impressione è quella di conoscerla da sempre. Indossa una maglia di seta bianca e un paio di pantaloni neri, niente a che vedere con le copertine glamour di questi giorni. Il 28 ottobre ha dato alle stampe il suo decimo album di inediti, Oronero: quindici brani, di cui dieci firmati da lei. Ordiniamo un caffè americano e iniziamo a sfogliare Left, a chiacchierare degli ultimi anni, quelli della preparazione del disco ma anche quelli del terrorismo, degli sbarchi quotidiani sulle nostre coste, della politica sempre più insana.

L’intervista continua su Left in edicola dal 19 novembre

 

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