Continuano i tragici bollettini dalla Siria. Gli ospedali rimanenti nella zona di Aleppo in mano ai ribelli sono estremamente danneggiati a causa dei costanti bombardamenti che stanno in questi giorni colpendo la città.Le bombe sganciate dal governo siriano negli scorsi tre giorni avrebbero infatti danneggiato seriamente due degli ospedali principali e colpito l’unico ospedale per bambini della città.
A riportare i fatti sono dottori, infermieri e residenti nelle zone. Come spiega l’ Organizzazione Mondiale per la Sanità i danni sono talmente ingenti da impedire alle strutture ospedaliere di fornire le cure necessarie aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. Secondo le stime dell’Oms più di 250.000 persone nella zona est di Aleppo ora sarebbero prive di cure. Domenica l’organizzazione ha dichiarato che: «Alcuni servizi sanitari sono accessibili in delle piccole cliniche, ma i residenti non hanno più accesso ai reparti di traumatologia, chirurgia generale e altri tipi di visite necessarie a intervenire in caso di situazioni critiche». Secondo molte agenzie umanitarie, a quanto riporta il New York Times, gli attacchi contro gli ospedali da parte del governo sono deliberati.
La zona di Aleppo in mano ai ribelli è praticamente assediata. Circondati dall’esercito siriano, costantemente bombardati, privi quasi del tutto ormai di cibo, medicine, carburante e pochissima disponibilità di acqua. «Sembra di vivere in un inferno» ha dichiarato Omar, l’ultimo neurochirurgo rimasto nella zona orientale di Aleppo (che preferisce per ragioni di sicurezza non fornire il suo nome per esteso) «I nostri quartieri sono in fiamme, le bombe piovono costantemente dal cielo. Abbiamo urgente bisogno di aiuto da parte della comunità internazionale». Ma la comunità internazionale sembra non dare risposte. Il regime di Assad sta tentando di tagliare fuori la città e conquistarla per sfinimento, chi resta nell’area nelle mani dei ribelli è praticamente condannato a morte.
Se infatti la città di Aleppo è divisa dalla guerra civile fin dal 2012, a partire dall’estate la situazione è divenuta più tragica, nelle ultime settimane un cessate il fuoco aveva permesso alla popolazione civile di rifiatare, ma con la ripresa dei bombardamenti tutto è tornato come prima. Entrambi gli schieramenti infatti stanno spingendo agli estremi la battaglia senza curarsi del costo umano di questa guerra. Gli Stati Uniti con Obama non hanno fatto nulla per risolvere il conflitto e il nuovo presidente Trump si dichiara vicino alla Russia, alleata del governo siriano.
[caption id="attachment_90053" align="aligncenter" width="1024"] Staffan de Mistura inviato speciale dell'Onu in Siria[/caption]
Staffan de Mistura, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria, si è recato sul posto e sta facendo pressioni affinché si sospendano da entrambi i lati i bombardamenti e si realizzino corridoi umanitari per fornire aiuti con medicine e beni di prima necessità. Cinque gruppi ribelli domenica hanno dichiarato il loro supporto alla proposta di de Mistura. Non è dello stesso parere però Walid al-Moallem, il ministro degli esteri siriano che incontrato dallo stesso rappresentante Onu. Restii anche i combattenti indipendenti che non hanno nessuna intenzione di cedere a compromessi.
E Intanto la Siria, dilaniata dalla guerra civile, si prepara a non esistere più.«Bye, bye Syria, bye bye one Syria; Syria is no more» scrive in un messaggio WhatsApp un combattente ribelle interpellato dal New York Times.
Continuano i tragici bollettini dalla Siria. Gli ospedali rimanenti nella zona di Aleppo in mano ai ribelli sono estremamente danneggiati a causa dei costanti bombardamenti che stanno in questi giorni colpendo la città.Le bombe sganciate dal governo siriano negli scorsi tre giorni avrebbero infatti danneggiato seriamente due degli ospedali principali e colpito l’unico ospedale per bambini della città.
A riportare i fatti sono dottori, infermieri e residenti nelle zone. Come spiega l’ Organizzazione Mondiale per la Sanità i danni sono talmente ingenti da impedire alle strutture ospedaliere di fornire le cure necessarie aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. Secondo le stime dell’Oms più di 250.000 persone nella zona est di Aleppo ora sarebbero prive di cure. Domenica l’organizzazione ha dichiarato che: «Alcuni servizi sanitari sono accessibili in delle piccole cliniche, ma i residenti non hanno più accesso ai reparti di traumatologia, chirurgia generale e altri tipi di visite necessarie a intervenire in caso di situazioni critiche». Secondo molte agenzie umanitarie, a quanto riporta il New York Times, gli attacchi contro gli ospedali da parte del governo sono deliberati.
La zona di Aleppo in mano ai ribelli è praticamente assediata. Circondati dall’esercito siriano, costantemente bombardati, privi quasi del tutto ormai di cibo, medicine, carburante e pochissima disponibilità di acqua. «Sembra di vivere in un inferno» ha dichiarato Omar, l’ultimo neurochirurgo rimasto nella zona orientale di Aleppo (che preferisce per ragioni di sicurezza non fornire il suo nome per esteso) «I nostri quartieri sono in fiamme, le bombe piovono costantemente dal cielo. Abbiamo urgente bisogno di aiuto da parte della comunità internazionale». Ma la comunità internazionale sembra non dare risposte. Il regime di Assad sta tentando di tagliare fuori la città e conquistarla per sfinimento, chi resta nell’area nelle mani dei ribelli è praticamente condannato a morte.
Se infatti la città di Aleppo è divisa dalla guerra civile fin dal 2012, a partire dall’estate la situazione è divenuta più tragica, nelle ultime settimane un cessate il fuoco aveva permesso alla popolazione civile di rifiatare, ma con la ripresa dei bombardamenti tutto è tornato come prima. Entrambi gli schieramenti infatti stanno spingendo agli estremi la battaglia senza curarsi del costo umano di questa guerra. Gli Stati Uniti con Obama non hanno fatto nulla per risolvere il conflitto e il nuovo presidente Trump si dichiara vicino alla Russia, alleata del governo siriano.
Staffan de Mistura, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria, si è recato sul posto e sta facendo pressioni affinché si sospendano da entrambi i lati i bombardamenti e si realizzino corridoi umanitari per fornire aiuti con medicine e beni di prima necessità. Cinque gruppi ribelli domenica hanno dichiarato il loro supporto alla proposta di de Mistura. Non è dello stesso parere però Walid al-Moallem, il ministro degli esteri siriano che incontrato dallo stesso rappresentante Onu. Restii anche i combattenti indipendenti che non hanno nessuna intenzione di cedere a compromessi.
E Intanto la Siria, dilaniata dalla guerra civile, si prepara a non esistere più.«Bye, bye Syria, bye bye one Syria; Syria is no more» scrive in un messaggio WhatsApp un combattente ribelle interpellato dal New York Times.