La commissione bilancio ha fermato un emendamento che avrebbe legalizzato la cannabis, da vendere come il tabacco in regime di Monopolio, destinando i ricavi all'emergenza sismica. Ma i dem - tra provocazione e speranza - potrebbero ancora stupirci, dando forma a una maggioranza trasversale in aula. Che superi le resistenze che hanno invece bloccato la legge dell'intergruppo

«Non è ancora detto», dice a Left Daniele Farina, il deputato di Sinistra italiana promotore dell’emendamento alla legge di Bilancio che ha riportato all’ordine del giorno la legalizzazione della Cannabis (emendamento firmato anche da alcuni deputati dem). Ci spera ancora Farina, o meglio non vede perché non sfidare ancora il Parlamento: «L’emendamento bocciato dalla commissione», ci spiega, «può esser presentato in aula e fatto votare a tutti i deputati». «Si può ancora approvare, volendo», continua Farina, che si dice comunque già soddisfatto di esser riuscito a «riaprire il dibattito su una legge che qualcuno voleva spedire nel dimenticatoio. Non è così, daremo battaglia, non si illudessero».

Entro domenica, infatti, la Camera approverà la legge di Bilancio e discuterà gli emendamenti, quelli approvati dalla Commissione presieduta dal dem Francesco Boccia e anche però quelli bocciati ma ancora in piedi, quelli su cui i proponenti vogliono insistere e di cui non hanno ritirato il testo. Come l’emendamento che propone di destinare all’emergenza sismica e al fondo contro la povertà fino 5 miliardi di euro l’anno ricavati dalla cannabis, appunto. Un emendamento fiscale che, se approvato, con un meccanismo simile alla legge delega, darebbe al governo il compito di concretizzare la copertura economica, organizzando un monopolio statale per la vendita della cannabis, con un modello come quello del tabacco.

Modello che non è peraltro quello proposto invece dalla legge Giachetti, quella arrivata alla Camera prima dell’estate. La legge che il Parlamento aveva rispedito in commissione, infatti, prevedeva anche la coltivazione per uso personale e quella associativa oltre che una riorganizzazione delle normative regionali sull’uso terapeutico. L’emendamento però deve esser più semplice, coerente con una legge di bilancio per passare – come ha fatto quello di Farina e altri – il vaglio degli uffici della Camera.

Se il Pd insieme alla Lega e alle altre forze contrarie alla legalizzazione ha detto un primo no all’idea, dunque, «potrebbe ancora stupirci», provoca Farina. Che però non vuole rincorrere il premier e non parla di “accozzaglia” descrivendo il «fronte trasversale dei contrari alla legge». «Come su altri temi giudicati sensibili, maggioranza e opposizione è normale che si mischino. La cannabis», continua, «già con la formazione dell’intergruppo aveva dimostrato che le sensibilità sono diverse e che anche a destra ci sono molti favorevoli, magari a formule più soft».