Il 22 novembre 1916 moriva l'autore di Zanna bianca e del Richiamo della foresta, romaziere, avventuriero, marinaio, che leggeva Marx e Nietzsche

Jack London resta nella nostra memoria lo scrittore di ardite avventure e imprese nelle regioni artiche,  il cantore di un paesaggio avverso e possente, della rivolta individuale, che finisce per diventare fuga  nella vita solitaria, che venature conservatrici nel vagheggiare il ritorno alla natura e ai suoi immutabili cicli. Ma lo scrittore americano di cui il 22 novembre ricorre il centenario dalla morte fu simpatizzante socialista e addirittura della prima privoluzione russa del 1905, tifando per i bolscevichi contro retrivi conservatori come gli zar, a differenza della maggior parte degli americani. L’anarchia degli anni giovanili che gli costò anche la prigione per vagabandaggio maturò nella consapevolezza della forza che gli operai sfruttati potevano trovare nel lottare insieme ( nacquero così romanzi come Il tallone di ferro), ma la contraddizione in lui restò sempre aperta, così come la spinta a tentare imprese folli. Come quella intrapresa nel 1907 che lo portò una notte di dicembre a veleggiare in mare aperto, costretto poi a cercare  riparo nella laguna di Bora-Bora. Con lui c’era Charmian Kittredge, la donna per la quale aveva lasciato la famiglia, la prima moglie dalle aspirazioni molti borghesi, ma anche le due figlie. Con Charmain intraprese un viaggio di otto mesi sull’Oceano Pacifico  pensando di poter raggiungere dalle Hawaii, le isole  Marchesi e poi le Fiji, la Nuova Zelanda e oltre.

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Mentre i lettori che l’avevano scoperto con romanzi e racconti ambientati nella natura più selvaggia e ostile si aspettavano che scrivesse un grande romanzo americano, lui si mise a costruire una barca a vela per trasformare la propria biografia in letteratura.  Marinaio, cacciatore di foche, spalatore di carbone in miniera, scaricatore di porto, cercatore d’oro,  prima di diventare famoso con romanzi come Zanna bianca prima, Il richiamo della foresta (best seller nel 1904 in Usa e Canada) e Martin Eden Jack London, era il figlio infelice di un mago ciarlatano che comunicava coi morti e di una razzista fanatica. Cresciuto dalla figlia del patrigno, nonostante tutto, si mise a studiare da solo,  da lettore onnivoro, autodidatta, contraddittorio. Spaziando da Marx a Spencer, passando per Nietzsche. Attraverso i romanzi storici inglesi era stato profondamente colpito dal movimento dei distruttori di macchine, i luddisti.

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Aveva letto tutto quello che aveva trovato sulla Comune di Parigi, a cui si sarebbe ispirato per raccontare la sua comune di Chicago. I suoi modelli erano  Balzac e Maupassant, non i precedenti scrittori americani.  Dopo il carcere aderì al  socialismo, denunciando le condizioni disumane in cui vivevano e lavoravano gli operai, condizioni che lui stesso aveva sperimentato sulla propria pelle. L’epoca in cui Jack London scrisse i suoi capolavori  era quella dell’ascesa del capitalismo e dell’imperialismo statunitense, che si reggeva sullo sfruttamento della classe lavoratrice, mentre la piccola borghesia serrava i ranghi, cercando di segnare la distanza dai vituperati operai, come gli schiavi, essenziali al funzionamento della “democrazia” americana nonostante la retorica del self made man. Erano gli anni in cui i trust agrari,  stroncavano i contadini americani come e più dei vecchi proprietari terrieri. Così London provò a misurarsi con il romanzo sociale, cercando di superare la lacerazione che lo dilaniava. Più i suoi primi romanzi dei cicli dedicati ala natura avevano successo, più lui  tendeva ad isolarsi. Più i diritti fruttavano, più lui si sentiva in crisi come scrittore,  incapace di rispondere  alle pressioni del mercato editoriale e alle richieste del suo editore che lo vedeva come una gallina dalle uova d’oro, da sfruttare. Il risultato  fu che la sua carriera si esaurì nell’arco di una decena di anni. Lui stesso aveva fatto il vuoto intorno a sé e quella perdita di contatto con l’umano portò anche anche a perdere la fantasia, come  ci dicono i suoi ultimi libri.  Intanto era finita l’epoca degli avventurieri e dei cercatori d’oro, di cui London aveva provato ad essere il cantore epico. San Francisco non era più una cittadina di commerci ma era diventata centro industriale e porto militare e l’odio razziale infuocava le coste del Pacifico.   «L’immaginazione creativa è più vera della voce stessa della vita». aveva scritto Jack London. Ma prima di arrivare a Tahiti  si buttò dall’oblò. Era il 22 novembre 1916. Aveva appena quarant’anni. Il referto medico parlò di una colica renale.

Da ascoltare: per la rassena : dalle parole di Jack London,alle 22,30.  un racconto sonoro realizzato dalla compagnia Muta Imago.  Qui

Da leggere:  Martin  Eden e Il vagabondo delle stelle (Adelphi) nella traduzione di un grande anglista e studioso di Shakespeare come Stefano Manferlotti. E poi un romanzo distopico come La peste scarlatta, nell’edizione Adelphi uscita nel 2009,  a cura di Ottavio Fatica, in cui London immagina  che nel 2013 il mondo fosse  dominato dal Consiglio dei magnati dell’industria, quando  scoppia un’epidemia che cancella la specie umana, ma una persona anziana sopravvive, non tutto è perduto. E ancora: la biografia di Jack London edita da Castelvecchi firmata da Irving Stone e M. Reggia. E i la bella edizione illustrata de Il richiamo della foresta, appena pubblicata da Orecchio Acerbo con le illustrazioni di M. A.Quarello nella traduzione di Davide Sapienza.

Il festival: Il 22 novembre si alza il sipario sul Jack London tribute, la rassegna che fino al 24 novembre al teatro Miela di Trieste invita a rileggere l’opera dello scrittore americano e i suoi temi, lo sconfinato e selvaggio “grande nord” (Zanna Bianca, Il richiamo della foresta), le conseguenze nefaste del capitalismo (Rivoluzione), le sopraffazioni del Potere (Il Tallone di Ferro), lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo (Come sono diventato socialista), le grandi migrazioni nell’evoluzione dell’Umanità (Il Flusso Umano). Nel centenario della morte e a 140 anni dalla nascita, una  tre-giorni  curata dal regista e autore Massimo Navone ( già direttore per oltre un decennio della Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano)  e da Davide Sapienza, scrittore e traduttore di London. con reading, spettacoli,  e testimonianze. E all’ora dell’aperitivo il Jack London Drink, reading di brani da John Barleycorn, memorie alcoliche‘ e altri racconti.