A inizio settimana, la Bolivia di Evo Morales ha annunciato che presto saranno desecretati i documenti relativi alle dittature militari del suo Paese nel periodo tra il 1966 e il 1979 e resi disponibili per una pubblica consultazione

«È triste ricordare questi giorni oscuri della nostra storia. Per questo il ministero ha preso questa decisione perché, con il declassamento di questi documenti vogliamo recuperare la memoria storica degli eventi accaduti nei periodi delle dittature, che vogliono aiutarci a capire e svelare la verità delle azioni diplomatiche di allora». A parlare è il ministro degli Esteri boliviano David Choquehuanca. A inizio settimana, la Bolivia di Evo Morales ha annunciato che presto saranno desecretati i documenti relativi alle dittature militari del suo Paese nel periodo tra il 1966 e il 1979 e resi disponibili per una pubblica consultazione. Al loro interno: documenti diplomatici che dimostrano la collaborazione tra i governi militari latinoamericani dell’epoca, nell’ambito del Plan Cóndor, specialmente per quel che riguarda il governo di Hugo Bánzer (1971-1978). Poi, ci sono anche le carte del governo di René Barrientos (1964-1969), all’epoca dell’assassinio di Ernesto Che Guevara.

Il tornado che partirà da La Paz, non riguarderà solo la Bolivia. In quegli anni, ci fu un’intensa attività di scambio tra i governi militari di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay, per combattere i movimenti politici di sinistra o i sindacati di opposizione, in quello che è stato chiamato Plan Cóndor. Sin da quando, il 3 settembre del 1973, in occasione della “Decima conferenza degli eserciti americani”, il generale brasiliano Breno Borges Fortes propone di estendere le collaborazioni tra i servizi segreti per combattere il comunismo e ogni proposito sovversivo. Un’alleanza patrocinata dagli Stati Uniti, con massicci aiuti economici, addestramento e forniture militari, e poi con la preparazione e l’organizzazione dell’Intelligence. È l’epoca degli Squadroni della morte, come la Tripla A argentina e Patria y Libertad cilena, entrambe finanziate dalla C.I.A. Tant’è che più d’uno è convinto che l’ordine del Plan partisse proprio da Whashington.

In poco più di vent’anni, all’epoca, il continente è sprofondato in uno dei periodi più oscuri della storia, sotto i colpi di Stato:

  • 1954, Paraguay: il generale Alfredo Stroessner prende il potere.
  • 1964, Brasile: le forze armate rovesciano il governo democratico di João Goulart.
  • 1971, Bolivia: il generale Hugo Banzer prende il potere dopo una serie di colpi di Stato.
  • 1973, Cile: le forze leali al generale Augusto Pinochet assediano il palazzo presidenziale e rovesciano il     governo democratico di Salvardor Allende.
  • 1973, Uruguay: il presidente Bordaberry attua un colpo di Stato con i militari e scioglie il Parlamento.
  • 1976, Argentina: la giunta militare del generale Jorge Rafael Videla prende il potere

Alla fine si conteranno migliaia di morti, desaparecidos, detenuti ed esiliati. Quando nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scopre gli Archivi del terrore in una stazione di polizia di Asunción, rivela la sorte di migliaia di latinoamericani rapiti, torturati e assassinati: 50mila assassinati, 30mila desaparecidos e 400mila incarcerati. L’attività del Cóndor si ritiene conclusa alla metà degli anni 80, anche se ci sono nuovi elementi di indagine che fanno pensare a un protrarsi fino al 1997. In Italia, davanti ai giudici della terza Corte d’Assise di Roma, nell’aula bunker di Rebibbia, a febbraio 2015 è iniziato il primo grado del processo sul Plan Cóndor. Dieci anni di indagini hanno condotto a una lista di 21 imputati tra cui ex autorità militari e di governo di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, accusati della scomparsa di 23 italiani tra il 1973 e il 1978.

«Abbiamo un obbligo di fronte alle future generazioni affinché conoscano la verità e sappiano come sono stati i tempi delle dittature», ha detto il cancelliere boliviano che ha così soddisfatto la richiesta dalle associazioni dei familiari vittime delle dittature. E i parenti dopo aver espresso soddisfazione hanno già annunciato che chiederanno una commissione per la verità.