Salgono a 13 gli indagati del Movimento in Sicilia. A Palermo, due degli indagati, tra cui la deputata Claudia Mannino, rifiutano di collaborare. Attesa in queste ore la testimonianza di un altro deputato, Riccardo Nuti. Mentre a Bologna, protezione per gli autori dell'esposto sulle firme false

E mentre a Firenze Grillo sfila per il Restitution Day, le inchieste sulle firme false si estendono.

Salgono a 13 gli indagati a Palermo del Movimento 5 Stelle. Tra questi, la parlamentare Giulia Di Vita. L’indagine sulle firme raccolte in occasione delle elezioni comunali che ha travolto il capoluogo siciliano, non sembra destinata a sgonfiarsi, tutt’altro. Oggi, la deputata Claudia Mannino, indagata assieme al marito, l’attivista Pietro Salvino, ha rifiutato di rispondere ai pm, sia di rilasciare un saggio grafico, ovvero di sottoporsi alla prova grafica finalizzata a confrontare la calligrafia. Stessa cosa ha fatto Salvino e soprattutto l’ex capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti. Atteggiamento insolito per il Movimento, notoriamente a favore della trasparenza e della collaborazione con la magistratura, e solitamente così loquace.

Tutt’altro l’atteggiamento di Giorgio Ciaccio, deputato all’Ars, che avrebbe, a quanto si apprende, reso ampia testimonianza sulla fatidica notte del 12 aprile. Notte in cui sarebbero state ricopiate centinaia di firme (tra le 150 e le 400). A differenza di quanto stanno facendo i deputati nazionali, Ciaccio, appena saputo di essere sotto inchiesta, si è auto-sospeso dal Movimento, come la collega Claudia La Rocca, che per prima aveva raccontato “lo stupido errore”. E a differenza di quanto aveva richiesto Beppe grillo a mezzo blog. Non solo, Ciaccio, come la collega La Rocca, avendo acconsentito a collaborare con la magistratura, ha ammesso la partecipazione all’organizzazione della falsificazione delle firme, dei deputati Mannino e Nuti. Anche quest’ultimo, chiamato in Procura, si è avvalso della facoltà di non rispondere, così come di fare il confronto calligrafico. Scena muta davanti ai pm per Mannino, Salvino e Nuti (i primi deputati della storia del Movimento a essere indagati), ma anche davanti ai giornalisti, ai quali la deputata avrebbe perfino voluto far cancellare, dai carabinieri, le foto scattate. Gli interrogatori proseguiranno per tutta la giornata.

Intanto a Bologna, nell’indagine sulle firme false per le regionali del 2014, per ora gli indagati risultano essere solo 4, ma non è escluso che aumenteranno le persone coinvolte. Tra le centinaia di testimonianze raccolte, iniziano a spuntarne diverse che non riconoscerebbero la propria firma. Non solo irregolarità, dunque, ma anche qui falsificazioni. E nel capoluogo emiliano-romagnolo, il clima si sta facendo sempre più pesante. Dopo una serie di telefonate anonime, minacce e insulti rivolti agli autori dell’esposto, gli ex grillini Paolo Pasquino e Stefano Adani, quest’ultimo è stato messo sotto protezione dai carabinieri. Nel frattempo l’indagato Marco Piazza, consigliere comunale e vicepresidente del Consiglio, ha dichiarato che non ha nessuna intenzione di sospendersi fino a quando non gli verrà recapitato l’avviso di garanzia. Piccolo dettaglio: la Procura non ha l’obbligo di notificare l’iscrizione nel registro degli indagati. La mancata notifica non significa l’esclusione dall’inchiesta. Piazza dunque, potrebbe restare nel Movimento da indagato, fino all’avviso di fine indagine.