La ricostruzione dell'arrivo a Newsfront, sito multilingue pubblicato in Russia, delle notizie relative al rapimento di Roberto Zanotti. Diversi giorni prima di quando queste sono state riprese dai media italiani. Gli jihadisti che tengono Zanotti sostengono di avere altri ostaggi occidentali

Il 22 novembre al desk di Newsfront, ricevono una foto. Si tratta dell’ex imprenditore italiano Sergio Zanotti scomparso sette mesi fa in Turchia, dove era andato a trovare degli amici. La sua ex moglie, dopo non aver più ricevuto sue notizie e aver allertato la Farnesina, lo credeva morto e di Sergio, 56 anni, bresciano, tre figlie, si era persa ogni traccia fino ad allora. Fino a quando sul monitor di Kate, alle ore 21.29 del 22 novembre scorso, appare la foto di un uomo da solo, in piedi, scalzo in mezzo agli ulivi, con un pezzo di carta in mano su cui c’è la data del 15 novembre. “Ciao, cos’è questo?” scrive Kate. “Sei donna o uomo? Sei russo?” le chiedono, e lei risponde che non è importante la sua identità ma no, non è russa. Chi è l’uomo della foto, dov’è? È un prigioniero italiano, ma “fammi altre domande, non come l’ho preso. Per sapere chi è vedi il suo passaporto”.

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Sulla schermata Kate vede apparire il passaporto di Sergio Zanotti, nato in provincia di Brescia il 23 febbraio 1960. Il messaggio successivo dice: “il mio nome è Abu Jihad, i am in chief for european prisones, sono in comando per i prigionieri europei, questa persona è nelle nostre mani”. Nelle nostre mani è un’espressione che usa anche dopo, quando il sedicente jihadista dice che hanno rapito anche altri prigionieri, tutti stranieri: “europei, americani, russi ci combattono, stop bombs in Siria. Ho altre notizie, ma per stasera ne avete abbastanza”.

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La lingua con cui comunica il jihadista che dice di chiamarsi Abu Jihad è arabenglish sgrammaticato. Scrive dal profilo di Almed Medi che ora è stato chiuso e risulta impossibile da ricontattare, ma, come hanno scritto a Kate, chiunque ci sia stato davvero dietro lo schermo, altre notizie, su altri prigionieri europei, arriveranno solo dopo la distribuzione del video di Zanetti. Non vengono chiesti riscatti, anzi, dice Abu, avrei potuto chiederti dei soldi, i media pagano migliaia di euro per questi video, ma io non voglio soldi.

Nel video che Abu invia al desk di Newsfront il prigioniero non è più solo come in foto, dietro la sua barba lunga e bianca come la sua tunica, c’è un uomo vestito di nero, dal volto coperto, con una mitragliatrice. L’italiano dice come si chiama, che è prigioniero da sette mesi, “prego il Governo Italiano di intervenire per evitare la mia esecuzione”. Si tratta di Sergio Zanetti, partito mesi fa per la Turchia, come confermeranno intelligence, Farnesina e Copasir. Intanto Kate prova ad avere altre notizie, più dettagliate ma con scarso risultato. Abu jihad è perentorio: “il tuo lavoro è pubblicare il video, il Governo italiano troverà the road to us, il modo per contattarci”. È quello che si legge negli screeshot delle schermate che manda Kostantin Knyrik, che gestisce il sito russo Newsfront, che diffonde notizie su internet in spagnolo, inglese, russo, tedesco, bulgaro, serbo.

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A telefono Kostantin dice che non capisce perché la notizia sia diventata “una notizia solo adesso, ormai cinque giorni dopo. Noi abbiamo pensato che questa persona era in pericolo, volevamo fare qualcosa, abbiamo anche provato a farci dire dove fosse esattamente in Siria, ma non rispondeva a tutte le domande, la perepiska, la conversazione sul social network è stata breve”. Dopo aver ricevuto il passaporto e il video, Newsfront ha contattato degli specialisti per fargli sentire l’accento dell’uomo e capire se fosse davvero un italiano. Poi “abbiamo tentato di verificare se il passaporto fosse vero e in seguito, abbiamo deciso di pubblicare il video, perché avevano detto che se non lo avessimo diffuso, lo avrebbero ucciso. Forse il video era stato mandato anche ai media italiani, ma nessuno lo ha pubblicato, forse se non si sa che c’è qualcuno da salvare, non c’è problema”.