Martedì 6 dicembre 2016, il Consiglio europeo dei Ministri degli affari economici e finanziari (Ecofin) ha approvato l’estensione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), nocciolo del così detto Juncker Plan.
Il Consiglio ha deciso di aumentare la portata del Piano Juncker fino a un tetto massimo di 500 miliardi di euro entro il 2020 – il progetto iniziale prevedeva una mole di investimenti pari a 316 miliardi entro il 2017. L’idea di un’ulteriore iniezione di risorse era stata messa sul piatto dalla Commissione europea due settimane fa.
Eppure, rimangono i dubbi sulla capacità effettiva del Piano Juncker di mobilitare investimenti di attori economici privati. Secondo alcuni, il piano Juncker provocherebbe infatti ciò che, in gergo economico, viene chiamato “spiazzamento degli investimenti privati”.
In sintesi, l’intervento “pubblico” degli Stati membri che partecipano al Feis potrebbe aver finanziato progetti che sarebbero stati sostenuti dai privati senza l’intervento della Commissione. Conseguentemente si provoca una sorta di “spreco” di risorse.
Dieci giorni fa, il Vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, ha assicurato che il “Feis sta funzionando bene e che non provoca uno spiazzamento degli investimenti privati”. Ma la verità è che non esiste ancora un rapporto completo sugli effetti del Piano Juncker. Per questo motivo, i Ministri dell’Ecofin hanno ribadito che “qualsiasi nuovo tentativo di estensione del Fondo dovrà necessariamente essere basato su report che documentino l’efficacia di quest’ultimo”.
Intanto, come riporta EuObserver, alcune Ong ambientali hanno ammonito che il Feis dovrebbe rispettare di più anche i target ambientali ed ecologici europei. Inoltre, uno studio della Banca europea per gli investimenti ha sottolineato che il 92 per cento delle operazioni legate al Fondo, vengono effettuate nei 15 Paesi più ricchi dell’Unione, sollevando ulteriori dubbi su quale possa essere il tipo di impatto finale dell’azione della Commissione.
L’estensione del Feis dovrà anche passare al vaglio del Parlamento europeo. Intanto, qualche risorsa in più non può nuocere, ma rimane la poca chiarezza di fondo sugli effetti degli sforzi delle istituzioni europee.
Udo Bullman, eurodeputato del Gruppo dei socialisti e democratici (S&D), ha detto che gli Stati membri stanno “chiudendo due occhi, di fronte alle difficoltà” legate all’efficacia del Piano Juncker.
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