Sono il fenomeno musicale del momento, il loro ultimo album Completamente Sold Out è già un successo e i concerti fanno il tutto esaurito. Eppure c’è chi rimpiange i tempi in cui suonavano nei circoli Arci e li ascoltavano in pochi. Parla Tommaso Paradiso

C’era una volta una piccola band indie romana che oggi è diventata mainstream e scala le classifiche. Se questa sia una storia a lieto fine o meno dipende molto da quello che siete soliti ascoltare, ma sicuramente quella dei Thegiornalisti, al secolo Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella e Marco Primavera, è una storia da raccontare. “Completamente”, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’ultimo album, è uno dei tormentoni indiscussi di fine 2016 e scordatevi di trovare biglietti per i loro concerti fatti di canzoni romantiche e coriandoli sparati in aria, se non li avete comprati almeno qualche settimana prima. A parlarci di questa avventura è Tommaso Paradiso, cantante della band, felice, senza finti pudori da intellettuale, di non essere più “così indie” (per dirla con una canzone degli Stato Sociale), ma decisamente pop.
Completamente Sold Out, il titolo del vostro album, sembra quasi una profezia. Da band indie di nicchia che suonava nei circoli Arci a fenomeno pop del momento che scala le classifiche e fa il tutto esaurito. Come è successo?
In realtà la cosa è stata graduale. Negli ultimi concerti del tour di Fuoricampo, il disco precedente, incominciava già ad esserci molta più gente rispetto a quella a cui eravamo abituati. Alla prima data fatta a Milano proprio in un circolo Arci, c’erano 350 persone, mentre all’ultima erano già quasi un migliaio. Ora la cosa è esplosa, ed è molto più bello così. Preferisco i concerti grossi, suonare di fronte a molte persone piuttosto che poche. Paradossalmente mi fa stare più tranquillo.
Hai detto: «Scrivo i testi delle mie canzoni come se fossero messaggi su WhatsApp».
L’idea è di scrivere testi più schietti e diretti possibile. Lo spirito della band, che non a caso si chiama Thegiornalisti, è proprio questo: totale franchezza e onestà, una prosa chiara, netta, sincera e pulita. Ed è vero, alcuni testi sono proprio dei messaggi che magari ogni tanto mando, o cose che ricevo, conversazioni che mi stimolano e mi spingono a scriverci sopra una canzone.
Hai definito Completamente: «Il mio grido di ribellione contro il risparmio dei sentimenti. Contro la vittoria del freno a mano».
La cosa parte da una questione molto semplice. Le persone amano i film, amano andare al cinema, vedere Leonardo Di Caprio e Kate Winslet in Titanic, sognare storie d’amore alla Notting Hill, cose incredibili sulle quali lasciarci anche la lacrimuccia. Poi però, se nella vita reale gli capitano cose simili, pensano che non abbiano senso, si spaventano, si convincono che sia tutto assurdo. In sostanza amano cose che poi però non amano vivere o hanno paura di vivere. Tutto questo mi dà molto fastidio e allora: lo dico, lo scrivo e lo canto.
E lo metti in pratica?
Lo metto anche in pratica. Ci sono situazioni in cui vale decisamente la pena lasciarsi andare a un po’ di poesia e di magia nei rapporti. Non sono uno che riesce a trattenersi, almeno all’inizio. Quando c’è una carica esplosiva forte, perché non viverla forte?
Fra il pubblico degli inizi,c’è chi vi rimprovera di essere ormai troppo pop.
In realtà ci sono dei pezzi del primo disco Vol. 1 che sono più pop di pezzi che stanno in Completamente Sold Out, semplicemente all’epoca non avevamo i mezzi tecnici per realizzare un disco che suonasse bene, radiofonicamente giusto, pulito. Sorrentino non usa la telecamera della Chicco per fare i suoi film e non farebbe mai di proposito un film Lo-Fi in Vhs. Lo stesso vale per noi, un pezzo come “Io non esisto” per esempio poteva rientrare benissimo in questo ultimo album. La scrittura è uguale, testo romantico e canzone in La maggiore semplicissima. All’epoca però non avevamo i mezzi di cui disponiamo oggi, avevamo le chitarre, i nostri soldi, che non erano quelli di una discografica importante (Caterina Caselli ndr), e registravamo così, quindi il risultato era un po’ più stropicciato. Non c’è alcuna deviazione di percorso, siamo sempre gli stessi, solo adesso abbiamo molte più possibilità di fare la musica che vogliamo.

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